Cultura, Economia

Ezra Pound e l’economia

EzraPound
Riscoprire il pensiero economico di Pound è l’unico modo per smettere di adorare la moneta come un dio, abbandonare la finanza e non essere più costretti a far guerre per gli ignobili capricci degli usurai.

In Italia, a dispetto di quello che una certa storiografia vorrebbe farci credere, il periodo che intercorse tra le due guerre fu tra i più fecondi e pregni di confronto ideologico. Pur all’interno di quelle che oggi verrebbero considerate limitazioni inaccettabili delle libertà personali, il dibattito culturale fu animato da una profonda e autentica sete di conoscenza. Tra i vari campi, l’economia spicca sicuramente tra le discipline più approfondite e dibattute. Lo stesso Massimo Finoia, storico del pensiero economico, scrive a chiare lettere: A testimonianza che questi anni non sono un periodo di autarchia culturale basta esaminare i dodici volumi, pubblicati dal ’32 al ’37, dalla -Nuova collana di economisti stranieri e italiani- della Utet, diretta da Bottai e Arena.

Nomi classici dell’economia come Jevons, Menger e Marx, insieme ai più contemporanei Keynes, Shumpeter, Hicks o Frisch volavano di bocca in bocca nell’ambiente economico dell’epoca e senza quel pregiudizio di superiorità a cui gli ambienti accademici-finanziari ci hanno abituato ai giorni nostri. Un confronto autentico che raggiunse il suo massimo nella prima, e ancora libera da implicazioni politiche, apparizione italiana di Ezra Pound. Il poeta americano fu infatti invitato dalla Bocconi di Milano e dalla rivista Rassegna Monetaria ad esprimere il proprio punto di vista riguardo la particolare congiuntura economica del periodo.

L’occhio attento di un cittadino americano di non comune spessore intellettuale non fu di certo disprezzato e il ciclo di conferenze bocconiane insieme agli articoli su Rassegna Monetaria diedero le risposte che il mondo economico italiano cercava in merito alla crisi di sovrapproduzione  del ’29. Nei suoi scritti e nei suoi discorsi, Pound, tratteggia il proprio pensiero economico infarcendolo di visioni poetiche e storiche ravvivando la lugubre scienza con quel calore umano che l’imposizione ortodossa gli ha sempre negato. Giano Accame sottolinea benissimo questo aspetto in un saggio di qualche anno fa:

[…] anche se della lugubre scienza sono intrisi i Cantos, al punto che è impossibile capirli senza conoscere le sue teorie economiche.

Ma andiamo con ordine e analizziamo la base culturale del pensiero poundiano. L’insieme delle tesi, diciamo così, rivoluzionarie di fine ‘800 fanno da sfondo e impalcatura a quelle del nostro e personaggi come gli inglesi Orange e Douglas e l’austriaco Gesell riuscirono finalmente ad attirare l’attenzione del mondo economico. Del primo venne ricordata l’ideazione di un socialismo corporativo e del secondo la differenza tra credito reale e finanziario che insieme al concetto di proprietà popolare della moneta di Gesell stigmatizzano il pensiero economico del poeta.

Pound critica aspramente le divisioni del mondo economico eterodosso, un mondo che, a detta sua, non riuscì mai ad imporsi proprio per la sua enorme litigiosità:

Non insisto sulle marchette. Posso ben vivere senza il piacere di adoperare una seconda varietà di francobolli.

Il riferimento è all’idea di Gesell, che ogni settimana voleva tassare le sue banconote applicandovi una marca per centesimo del loro valore, indubbiamente un tentativo di difficile realizzazione e che distraeva l’attenzione dal vero problema, riportare la moneta al servizio del popolo e non viceversa. Quest’ultima idea fu sempre al centro dei pensieri e della poetica di Pound, come liberare l’uomo comune dal cappio della proprietà della moneta, come liberarlo dall’usura dell’anima?

Domande ardite a cui la netta separazione tra lavoro, o credito, reale con il profitto derivante da attività finanziaria in senso stretto permise di cominciare a rispondere. Il credito reale per Pound è l’insieme della popolazione di una nazione, la sua capacità produttiva ma anche la sua cultura, le sue tradizioni che in nessun modo potevano e dovevano essere contaminate da profitti di origine squisitamente finanziaria, gli interessi sul capitale non sono frutto del lavoro e come tali non esigibili. Del resto il popolo americano aveva più di qualcosa da rinfacciare al mondo finanziario di quel periodo e lasciando parlare sempre Pound è difficile non notare che

[…] il grande inconveniente per la metà del mio popolo è che non può permettersi di acquistare quello che produce l’altra metà […] in un paese dove l’abbondanza affama.

Concetti chiari e netti che non lasciano spazio a dubbie interpretazioni e che non potevano non spostare l’attenzione del loro ideatore sul primo tentativo di renderli possibili. Del resto è impossibile non fare accostamenti tra il pensiero economico/sociale di Pound e quello che l’Italia fascista cercava di inculcare ai vari strati della sua società in quel periodo. Sempre per citare Accame:

[…] la politica economica italiana fu tra le più ricche di interventi originali contro gli effetti indotti della grande depressione; con l’impiego pre-keynesiano dei lavori pubblici come valvola di decompressione della disoccupazione, i salvataggi di banche ed industrie, una notevole inventiva istituzionale nella creazione di enti economici a sostegno dell’azione pubblica.

Pound non fu di certo cieco di fronte al titanico sforzo italiano di liberare l’economia dalle pastoie liberali di inizio ‘900 tanto da presentare il fascismo come la variante più equilibrata ed attuabile del socialismo reale. In un altra sua opera del periodo, Jefferson e Mussolini, possiamo infatti leggere:

Quanto ai costumi finanziari, direi che un paese dove tutto era praticamente in vendita, è stato in dieci anni trasformato da Mussolini in un paese dove sarebbe estremamente pericoloso tentare di compare il governo.

Una scelta di campo ben precisa e che, come è noto, lo porterà ad affrontare con enorme dignità anche la prigionia in manicomio nel secondo dopoguerra. Una scelta di campo dettata dalla visone del fascismo come eticità e ponderazione umana nei confronti del bestiale binomio capitalismo-comunismo. Una scelta di campo per lo spirito e contro la materia, dove per spirito bisogna intendere l’insieme di sentimenti e aspettative di un popolo tutto, non importa se italiano o americano, basta che sia quello del sangue, basta che sia quello che sceglie la tradizione umana a dispetto delle false sirene dell’oro.

…Usura soffoca il figlio nel ventre

arresta il giovane drudo,

cedo il letto a vecchi decrepiti,

si frappone tra i giovani sposi

                                  CONTRO NATURA

Ad Eleusi han portato puttane

Carogne crapulano

ospiti d’usura.

Da l’Intellettuale Dissidente Articolo di A. Scaraglino (qui)

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