Un resoconto sulle ultime notizie in merito sono apparse sulla stampa locale il 17 agosto scorso sul corriere.brescia.it (qui), nell’articolo articolo di M. Trebeschi, si dava conto dell’accordo raggiunto tra le istituzioni Regione, Provincia, Federazione ciclistica, Coni e Comune di Montichiari per gli interventi di manutenzione straordinaria al Velodromo. Ma dalle notizie alla pratica, ancora nessun testo di accordo è stato diffuso.

Qualche giorno dopo arrivava sul quotidiano Giornale di Brescia, l’inutile intervista all’Assessore allo Sport. Che dubitiamo sia in grado di abbozzare una minima ipotesi di accordo di programma.

L’accordo è stato raggiunto. Ed entro ottobre 2019 il Velodromo di Montichiari potrebbe essere completamente ristrutturato. È l’impegno che si sono presi il Coni e la Federazione ciclistica, insieme a Regione Lombardia, Provincia di Brescia e Comune di Montichiari. La spesa dovrebbe sfiorare i 3,5 milioni di euro. In primis bisogna rifare completamente la copertura, dato che la pioggia si insinua nelle crepe. Ma c’è di più: il sindaco Mario Fraccaro progetta di sistemare il piazzale esterno e mettere mano anche al passo carraio, in modo che i mezzi di soccorso e manutenzione possano entrare nel velodromo senza passare sopra il parquet. Al momento la struttura è ancora sotto sequestro – per questioni di sicurezza – e l’obiettivo è far partire i cantieri questa primavera. La deadline sono i Giochi olimpici di Tokyo 2020, previsti in estate. Significa che non c’è tempo da perdere: è anche per questo che il Coni ha già inoltrato la richiesta al governo per un finanziamento da un milione e 800 mila euro. Se il Consiglio dei ministri non dovesse adottare questo decreto, i cantieri non potrebbero partire. E vana sarebbe anche la disponibilità di Palazzo Lombardia per coprire la metà della spesa (fino ad un massimo di un 1,5 milioni di euro).

Ma il lavoro di squadra dei mesi scorsi fa ben sperare: in fondo, quella di Montichiari è l’unica struttura coperta per il ciclismo su pista, perciò è interesse di tutti mettervi mano. Si tratta di «un patrimonio nazionale – sostiene il sindaco Fraccaro – e non poteva essere solo Montichiari a sostenerne le spese». Per accelerare l’iter, il «Coni servizi» potrebbe assumere anche la progettazione esecutiva e la gestione della gara d’appalto: per il dissequestro della struttura, bisogna infatti che non piova più dentro. I teloni termosaldati andrebbero rimossi, così come la lana di roccia oggi deteriorata da pioggia e freddo: il tutto sarebbe sostituito con un telo che di solito viene usato per le imbarcazioni, a cinque strati. Si tratta di un’ipotesi di studio, anche se manca ancora la «progettazione esecutiva».

Una voce per la quale il Comune di Montichiari era pronto a spendere 120 mila euro: se il progetto verrà preso in carico da Coni servizi, l’amministrazione Fraccaro e la Provincia potrebbero investire risorse su altri due fronti. Da una parte gli impianti: la dispersione termica e i consumi elettrici sono alti. «Vogliamo impedire che lievitino i costi di gestione – spiega il sindaco – perciò crediamo si debba mettere mano agli impianti». Se oggi la spesa è pari a cento, l’obiettivo è «ridurla a venti» (-80%). L’altra voce è quella del piazzale, oggi colonizzato da erbacce e privo di parcheggi segnalati: andrebbe «asfaltato e sistemato». Per dare «il giusto risalto» a una struttura nazionale. Certo, tutto dipende dal governo: è Palazzo Chigi che stanzia le risorse poi gestite dal Coni. Quegli 1,8 milioni sono indispensabili, ma pare che la questione sia già arrivata all’attenzione del sottosegretario Giancarlo Giorgetti, che ha la delega allo Sport.

Un percorso incoraggiante e che consente una prospettiva positiva per il Velodromo comunale, sempre avversato dall’attuale amministrazione Fraccaro e dai suoi sostenitori, tanto che tra gli attori che hanno creato le condizioni collobarative tra le istituzione c’è l’azione di moral susion del capogruppo della Lega di Montichiari Marco Togni.

Ma è bene ricordare che l’inerzia operativa del Comune inizia con l’elezione dell’attuale Sindaco Fraccaro. In particolare dal 2015 (a seguito della relazione del gestore dell’epoca) i nuovi amministratori avevano chiara la situazione e le criticità relative alle infiltrazioni d’acqua nella copertura del Velodromo. Se fino al 2015 i danni alla pista erano superate dagli interventi provvisori del vecchio gestore, con la nuova convenzione che ha chiuso con la gestione Bregoli, la situazione è precipitata. Un balletto di indecisione su chi doveva intervenire. Tanto che le criticità sono arrivate ad una tale gravità da essere conseguenza di una chiusura a tempo indeterminato della struttura e conseguente danno alla qualità della pista in legno. Infine il mancato rinnovo della Certificazione di agibilità quinquennale scaduta ad aprile 2018.

A quando la riapertura della struttura? Si parla di ottobre 2019. Non possiamo non ricordare come l’Amministrazione comunale, a maggio 2018, aveva diffuso una nota, a seguito del sequestro dell’impianto comunale, in cui si confermava il sequestro “… a causa della pratica antincendio. Nel mese di maggio, durante una manifestazione dedicata ai tatuaggi, i vigili del fuoco hanno rilevato alcune criticità, verbalizzando quali migliorie e quali interventi doveva effettuare il Comune. Noi abbiamo seguito le loro indicazioni e proedisposto gli interventi necessari ed il 12 luglio abbiamo consegnato la documentazione al comandante dei Vigili del Fuoco. Purtroppo il certificato che aspettavamo non è ancora stato riconsegnato”. Poi dalla sua pagina Facebook, il Sindaco, rassicurava circa il fatto che la situazione si sarebbe risolta “… comunque nel giro di un paio di giorni”.

Stiamo ancora aspettando.

Le ultime parole del Sindaco Fraccaro sono rilevabili sulla sua pagina Facebook del 13 agosto scorso.

Ci potrà dare quelche indicazione almeno per la riapertura delle attività non competitive. Ma tutto tace. Il Sindaco non ha novità da comunicare ai cittadini. E questa è una notizia.

Un pensiero su “Velodromo chiuso. Novità? Nessuna. Tranne il silenzio del Sindaco Fraccaro. Ecco dove eravamo rimasti.

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