Cantone sull’attacco di Salvini ai magistrati: quello notificato al ministro è un atto formale, non una incolpazione.
“Sono preoccupato per una reazione così dura nei confronti della magistratura anche perché quello notificato è un atto formale e obbligatorio che serve al ministro Salvini per difendersi. Non è una incolpazione”. Lo dice, a Repubblica, il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, sulla reazione del ministro dell’Interno Salvini all’avviso di garanzia sul caso Diciotti. Cantone commenta la frase di Salvini sui giudici non eletti: “Nelle democrazie occidentali – afferma – non esistono soggetti sottratti alla legge”.
Cantone, magistrato in aspettativa, interviene opportunamente sul DDL Anticorruzione, in quanto Presidente dell’Autority. Ma non si spiega il motivo di sentirsi in dovere di replicare a Salvini attribuendo al Ministro di volersi porre sopra la legge, quando in realtà ha solo esercitato il diritto di parola e opinione. In realtà Cantone deborda dal proprio ruolo, con un’uscita individuale nella veste di magistrato (in aspettativa) e non di Presidente dell’Autority tenuto conto che l’inchiesta sui fatti avvenuti sulla Diciotti sono avulsi dalla materia di sua competenza. Una occasione persa per restare in religioso silenzio si potrebbe dire. Ma le dichiarazioni di Cantone tradiscono come in modo latente sia ancora presente quella militanza di casta. Fino a prova contraria l’affermazione relativa al fatto che “nessuno è superiore alla legge” dovrebbe rivolgerla a taluni suoi collegi magistrati esperti nel prendere formidabili cantonate giudiziarie a carico di cittadini onesti senza mai essere chiamati alle proprie responsabilità personali. È un dovere ed un diritto costituzionale per Salvini non abbassare la testa ed esercitare le proprie prerogative in modo completo, nonostante la presenza di interferenze provenienti da ogni direzione, interne allo Stato ed esterne.
Per chi non conosce la carriera del magistrato Cantone, tra cui il prezioso lavoro contro le mafie, di seguito una breve bibliografica.
È entrato in magistratura nel 1991. È stato sostituto procuratore presso il tribunale di Napoli, dove si è occupato principalmente di criminalità economica, fino al 1999, quando è entrato nella Direzione distrettuale antimafia della Procura di Napoli, di cui ha fatto parte fino al 2007.
Vive tutelato dal 1999 e sottoposto a scorta dal 2003 in quanto gli investigatori scoprirono un progetto di un attentato ai suoi danni organizzato dal clan dei Casalesi. È stato, per quattro legislature, consulente della Commissione Parlamentare Antimafia, partecipando anche alla redazione della relazione sulla criminalità organizzata di tipo camorristico in Campania.
Dal 2007 ha lavorato presso l’Ufficio del Massimario della Suprema Corte di Cassazione, dove ha curato il settore penale. Nel novembre 2013 ha presentato al CSM la richiesta di nomina a procuratore aggiunto presso la Procura del neonato Tribunale Napoli nord, segno evidente della volontà di tornare all’attività inquirente.
Nel 2014 entra in aspettativa dalla magistratura. Infatti, il 27 marzo 2014 il presidente del Consiglio Matteo Renzi propone Cantone quale presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, nomina confermata dalla commissione affari costituzionali di Camera e Senato all’unanimità.