Epilogo inatteso, dopo la decadenza da Senatore per effetto della condanna subita per frode fiscale, e tutto connesso vittimismo per il presunto torto subito. Ora prima del traguardo ha ritirato il ricorso che presentò alla Corte di Giustizia europea. Evita l’ex Cav di subire una tegola mortale, quella di un eventuale sentenza avversa che avrebbe certificato la correttezza delle sanzioni assegnate, ivi compresa la decadenza dal seggio senatoriale. E forse tutto questo costoso teatro messo in piedi dai suoi legali aveva solo un unico obiettivo creare fumo, delegittimare la condanna subita per frode fiscale e tentare una riabilitazione popolare che non si è concretizzata. Oggi assistiamo all’autocondanna, differita, di quella infamante accusa, provata dalla giustizia. Non c’è riabilitazione davanti a un popolo sofferente, per l’applicazione del neoliberismo reale e della conseguente austerity, da parte della famiglia dei Popolari europei, di cui Berlusconi orgogliosamente ne è parte, nei confronti di chi di è macchiato del reato più deplorevolmente, ovvero la frode fiscale, eh in altri termini corrisponde all’azione di sottrarsi agli obblighi fiscali, non per impedire il fallimento, per impedire licenziamenti, ma per il proprio personale tornaconto.
L’ex premier si era rivolto alla Corte europea dei diritti dell’Uomo perché la normativa gli aveva impedito di candidarsi alle politiche. Poi ha fatto marcia indietro.
Il caso è chiuso, senza sentenza. La corte di Strasburgo ha accolto la richiesta di Silvio Berlusconi di non emettere il giudizio, chiudendo in questo modo il ricorso contro l’applicazione della legge Severino che era costata all’ex premier l’impossibilità di candidarsi alle elezioni politiche. Non si saprà mai, dunque, se se obbligando Silvio Berlusconi a lasciare il suo seggio in Senato nel 2013 e impedendogli di candidarsi alle elezioni l’Italia abbia violato o no i suoi diritti.
La Corte ha stabilito che tenendo conto della riabilitazione dell’ex presidente del Consiglio, avvenuta l’11 maggio del 2018 e a seguito della decisione del “richiedente di ritirare la sua denuncia, circostanze particolari relative al rispetto dei diritti umani non richiedono la prosecuzione dell’esame del caso”.
L’ex presidente del Consiglio, infatti, a settembre aveva deciso di ritirare il suo ricorso.
Fonte: huffingtonpost.it (qui)