Elites vs Popoli, Europa vs Stati

DRAGHI & PORCI (ovvero, “giustizia” europea) di M. Blondet

La UE lotta per la segretezza degli archivi della BCE –  La Commissione Europea  ha citato in giudizio la Slovenia dinanzi alla Corte di Giustizia Europea perché la polizia del paese aveva confiscato i fascicoli della BCE.  E’ probabile che il caso stabilisca un significativo precedente. (link)

Così un titolo del DWN il 25 gennaio. Si tratta di uno scandalo che ha coinvolto nel 2013 il banchiere centrale sloveno Boštjan Jazbec,  che per la sua posizione è anche membro del consiglio della BCE, il quale impose alla Slovenia il salvataggio  di sue tre banche  a carico dei contribuenti, con esborso di oltre 3 miliardi, fu detto “per scongiurare una fine di tipo greco”,  con la bancarotta dello Stato.  L’operazione avvenne con tali (diciamo) forzature e danni per i contribuenti e gli investitori, che su richiesta dell’associazione di investitori slovena (VZMD) il procuratore sloveno Zvonko Fiser – evidentemente  non ancora  al corrente dei metodi UE per sopprimere gli stati – ha ordinato un ‘inchiesta, che è giunta  fino ad  imputar Jazbec per abuso di atti dì’ufficio fino all’irruzione della polizia nella sede della banca  centrale slovena. Con sequestro di documenti e  computer.

Le intercettazioni documentarono anche le prime telefonate di Jazbec alla BCE: “Se  cado giù io, trascino anche voi con me”  – che la dice molto lunga sullo “stile”  omertoso e ricattatorio che ispira i rapporti interni alla banca centrale europea, nonché sulla certezza che ci fosse molto da  nascondere nel “salvataggio” bancario.

Ostruzione alla giustizia

Il governatore della banca centrale slovena inquisito   –  e salvato.

Anche il seguito è nello “stile” abituale di Bruxelles. Prima, Mario Draghi  chiede al capo della Commissione, Juncker, di intervenire presso la Slovenia per fermare le indagini  (la famosa “indipendenza” a senso unico).  Juncker ci prova  “con metodi informali” . Ossia, tradotto da  Delo, il primo quotidiano sloveno, “pressioni continue e sempre maggiori a ritirarsi dalle indagini di questi atti, nonostante motivi ragionevoli per sospettare che in autunno del 2013 l’allora capo della Banca di Slovenia ha commesso un numero di reati in il processo di espropriazione degli investitori della NLB”:  L’associazione degli investitori invece di tacere (credono ancora di essere sotto il diritto absburgico?)  denuncia pubblicamente : “Dobbiamo assumere una posizione intransigente nell’opporsi ad ulteriori e sempre più violente pressioni per fermare le indagini sulle irregolarità e gli atti criminali che erano impegnato durante l’espropriazione di investitori e l’eccessiva capitalizzazione delle banche slovene. A tal fine, le autorità e le istituzioni slovene, che sono loro soggette, devono protestare pubblicamente contro di loro e informare il pubblico sloveno e internazionale sui contenuti e gli sviluppi relativi a tali proteste “.  Poiché la giustizia slovena non cede, a quel punto – riporto il titolo di

Deutsche Wirtschafts Nachrichten: Mario Draghi infuriato: la giustizia indaga contro i banchieri della BCE  – Per la prima volta, la giustizia di un paese della UE contro un membro del Consiglio della BCE. A seguito di  un’ingerenza in situazioni  di soccorso bancario dubbie,   le autorità slovene prendono di mira anche il rappresentante sloveno della BCE. Draghi è sconvolto: la BCE è in realtà completamente immune dalla loro azioni giudiziarie e protetta dalle forze dell’ordine. (link)

Ve lo immaginate Mario Draghi addirittura “sconvolto”? Come mai? Perché è stata violata la sacra e totale immunità di cui gode ogni funzionario della Banca Centrale Europea; esso è esentato da qualunque azione penale per atti compiuti durante la sua funzione.

Impunibili, ingiudicabili, infallibili. Per “legge primaria”

Infatti è proprio così che scrive Draghi al procuratore generale Zvonko Fiser: “Le  attrezzature sequestrate contengono informazioni della BCE e tali informazioni sono protette dal diritto primario dell’UE direttamente applicabile“.

Capito? C’è un “diritto primario UE” che protegge lorsignori ed è “direttamente applicabile”, sopra le leggi nazionali.

Ma l’inquirente “ha  respinto la richiesta di Draghi, sostenendo che i dipendenti della banca centrale non godono di privilegi che li esenterebbero dalle indagini nelle procedure pre-penali”. Decisamente gli sloveni,  fedeli sudditi dell’impero d’Austria per mille anni,  entrando nella UE, credono di essere entrati in  uno stato di diritto. Tant’è vero che Delo, ancora non  istruito di come devono comportarsi i media verso la divina  autorità della  BCE, osa scrivere che “Mister Jazbec, anche dalla sua attuale posizione di membro del   Single Resolution Board,continua a fare lobby presso la Commissione Europea perché attui la procedura contro la Slovenia”. Già perché nel frattempo il sospetto è stato  tolto dal governo dalla banca centrale slovena (dove era anche membro della BCE e quindi capace di “trascinare giù anche voi”)  e   nominato, dalla Commissione, a capo di  questo “Single Resolution Board”,  che è un organo non della BCE, ma della Unione Europea per la liquidazione  ordinata delle banche fallite. Insomma salvato in una delle tante porte girevoli per cui funzionari europeisti passano e ripassano.  Forse il termine Commissione Europea non è adatto; meglio sarebbe Commistione  Europea,  il luogo dove i banchieri  centrali si mischiano ai governanti.

Adesso, dunque la Commissione, a nome della BCE, ha citato in giudizio la Slovenia – presso la Corte di Giustizia Europea  – per far valere una volta per tutte “il diritto primario UE” che sancisce l’inviolabilità assoluta dei segreti della banca centrale, l’insindacabilità totale dei suoi atti, e la impunibilità completa dei  suoi membri anche malversatori.  Insomma la superiorità  della BCE   rispetto a tutte le leggi, umane e divine.

Non dubitiamo che la Corte  confermerà il principio di inviolabilità  di Mario Draghi e tutti gli altri banchieri centrali. E’ scritto dal qualche parte nel “diritto primario UE”, quindi è quel diritto che va applicato.   Facciamo solo sommessamente notare che  Draghi, benché “infuriato” e “sconvolto”,  ha cercato di non far valere  questi “diritto” pubblicamente,   chiedendo invece a Druncker di agire coi “metodi informali”, ossia pressioni   continue e sempre più forti sul  governo sloveno perché – violando l’indipendenza della magistratura –  facesse cessare le indagini dei giudici sloveni.

Avrebbe preferito non farlo sapere al grande pubblico, Draghi, che i banchieri centrali hanno  quel “diritto primario”  all’inviolabilità, che li mette al disopra del genere umano fallibile e peccatore.  Come mai, se è un “diritto”? Magari  perché ci si potrebbe cominciare a chiedere   da chi, e come l’hanno avuto? O se lo sono accaparrato? E   magari giungere alla conclusione che quando la UE assume che un gruppo di funzionari manipolatori monetari è “infallibile e non peccatore”,  esige un po’ troppo dalla fede di noi, pur veri credenti in “Più Europa”.

Magari qualcuno potrebbe temere che dietro questa inviolabilità preventiva e supra legem, costoro  mascherino: 1) la loro incompetenza (di cui hanno dato numerosissimi indizi certi)  che ha portato danni enormi a varie nazioni; 2) la loro disonestà e  corruzione; 3) i loro giganteschi conflitti d’interesse e  rapporti indebiti e illegittimi con i poteri finanziari internazionali, l’usura e gli interessi  criminali, penalmente rilevanti, della ideologia globalista.

Prendiamo il caso recente. Quello di madame Danièle Nouy, responsabile della vigilanza della Banca Centrale Europea, la quale  ha affidato gli “stress test” delle banche private non già ad un organo interno della BCE, bensì a un privato esterno, e quale!

Alla  Blackrock, ovvero il più grande asset manager del mondo e il più importante investitore internazionale nel settore bancario. Ma anche nel 2014, alla società di consulenza Oliver  Wyman (che sta a New York, presso Wall Street) per la cifra di 26 milioni di dollari, ossia il triplo di quanto pagato prima, e per buona giunta alla McKinsey, a cui la BCE ha versato, per i suoi servizi, 1,5 milioni. Un  modo di agire  che ha persino indotto Schauble  a chiedere spiegazioni alla Nouy: perché non ha indetto un concorso pubblico per assegnare incarichi così delicati?   Madame ha risposto: “Non c’era tempo, era urgente fare gli stress test”. E si fida così tanto dell’eica della Blackrock – agenzia speculatrice per conto di privati internazionali – da averle affidato anche gli stress test del 2018.

https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2018-12-19/bce-grande-affare-stress-test-schauble-apre-caso-bce–071039.shtml?uuid=AEy2Uz1G (link cancellato).

La assumerà BlackRock?

Un comportamento da  codice penale, che porterebbe in  galera  un comune mortale,  un ministro,  un sindaco o un direttore di ospedale.  Non  una membra della BCE,  inviolabile e infallibile per diritto primario,  e soprattutto  intoccabile e non giudicabile. Quindi sempre a piede libero a far nuovi danni.
Come sapete, la signora Nouy è in scadenza dalla carica che ha coperto nella BCE ed ha esercitato con speciale accanimento contro le banche italiane. Volete commettere che non resterà disoccupata? Che appena lasciata la poltrona, la assumerà la BlackRock, o la Oliver Wyman o se proprio le  va  male, la McKinsey.

Come Mario Draghi andato e venuto da Goldman Sachs. Come Barroso,  che  appena lasciata la poltrona oggi occupata da Juncker,  anche lui è stato accolto e stipendiato da Goldman, impresa nota per questi servizi caritativi e disinteressati.

Ma la fila rischia di essere lunghissima. La danese Coonie Hedegaard,  commissaria europea al Clima, che appena  dimessa la carica viene assunta da Volkswagen, condannata per le frodi sulle emissioni.  L’olandese Neelie Kroes, vogliamo parlare? Commissaria europea per l’agende digitale (sotto Barroso), s’è occupata della regolamentazione di Uber; uscita dalla carica pubblica, viene assunta –  lo credereste? –  da Uber, che ha creato per lei un apposito “comitato del consiglio di politica pubblica”,  dove in pratica farà lobby per la ditta nei meandri delle regolamentazioni europee. E  vediamo lo sloveno Janez Potocnik: Commissario  UE  alla  Scienza e alla Ricerca  (2004-2010) e poi all’Ambiente (2010-2014) in tutte queste cariche s’è distinto per impedire, con oculati ritardi procedurali,  il  divieto dell’uso di pesticidi colpevoli della strage delle api.  Ebbene: appena perso lo  stipendio europeo, lo trova come  presidente del Forum per il Futuro dell’Agricoltura – una meritevole fondazione morale e scientifica, che è finanziata da Syngenta, il colosso  chimico produttore del pesticida sterminatore.

Conflitti d’interesse, losche disonestà, “errori di governo”  voluti o dovuti a mera incompetenza e ideologismo, sono  l’essenza del funzionamento della Unione Europea :  sono l’effetto della “complessità e opacità voluta delle sue procedure interne,  volute per applicare il “metodo Monnet”, ossia i micro-colpi di stato tecnocratici di cui il pubblico non coglie la portata, ed hanno il solo scopo di sottrarre le decisioni prese a Bruxelles alla sovranità popolare” (Oliver Delorme),  hanno ormai  configurato la UE come un regime patologico di oligarchie   che  fingono  di essere competenti e si fanno gli affari loro, protetti dalla “legge” che loro hanno elaborato, dalla loro “autorità” falsa  costruita dai media e dalle complicità dei commissari, del parlamento, della corte di Giustizia,  nelle cui grinfie ora cade la povera Slovenia – la Corte che s’è arrogata poco a poco il diritto (che nessuno le ha dato, nemmeno i trattati europei)  di giudicare  e interpretare  i trattati, al punto da essere ormai “un  legislatore a sé, che crea il diritto al di fuori di un qualunque controllo democratico, e impone le sue decisioni agli stati  sotto pena di sanzione”.

Anche qui cito Olivier Delorme, un  docente di storia contemporanea che sulla UE  come mostro giuridico ha scritto dei volumi.  I magistrati sloveni faranno bene a leggerlo, per essere avvertiti sotto quale “stato-di- diritto” sono finiti. (link)

Vi lascio alla lettura, perché ho fretta di avvertire: Mario Draghi è prossimo a scadere da governatore inviolabile imperseguibile della BCE. Speriamo lo riprenda Goldman.  Ma invece  “il Colle” lo vuole a capo di un  governo italiano, già pensato e pronto, che sostituirà quello attuale che avete votato , un governo di pasticcioni incompetenti, ed è verissimo. Ma quanto sia incompetente Draghi, lo ha raccontato in un recentissimo articolo Ashoka Mody. Ad  esso rimando  chi legge l’inglese.  Agli altri, se volete, la prossima volta.

 (qui)

Banche, Europa, Europa vs Stati, Politica

Banca Carige. Commissariata. Dallo Stato? No, dalla Banca centrale europea. Se lo Stato è subalterno alla BCE, siamo una colonia.

Si scrive commissariamento, ma si legge esproprio.

La Banca Centrale Europea ha deciso il commissariamento di Banca Carige, disponendone l’amministrazione straordinaria. La decisione segue le dimissioni“irrevocabili e incondizionate” di cinque consiglieri di amministrazione della banca genovese, che hanno fatto decadere l’intero cda.

La Banca centrale europea impone un commissario e l’amministrazione straordinaria, previa dimissione “irrevocabili e incondizionate” di consiglieri cinque di amministrazione della banca genovese che ha portato alla decadenza dell’intero CDA. In questi casi l’assemblea dei soci avrebbero dovuto nominare un nuovo consiglio di amministrazione. Invece, la BCE con la mossa del commissariamento a tempo (tre mesi, prorogabili), di fatto procede con un esproprio, e con la nomina dei commissari (di cui uno l’uscente Presidente del Consiglio di Amministrazione decaduto), inibisce ai soci, grandi e piccoli, in qualità di proprietari della banca di esprimere legittimamente secondo le regole del codice civile, un nuovo Consiglio di amministrazione legittimo. Di fatto anche i soci sono commissariati in quanto non hanno più iniziativa, nel senso che possono approvare o respingere gli ordini del giorno inseriti all’attenzione dell’Assemblea dei soci dei commissari, ma non ne possono modificare i contenuti. Una sorta di prendere o lasciare. Le condizioni per imporre linee strategiche di sviluppo, ma soprattutto di fusione o di cessione delle attività ad altri istituti di credito alle condizioni decise e contrattate dai commissari della BCE.

La Bce ha quindi disposto l’amministrazione straordinaria della banca. Innocenzi, Modiano e Raffaele Lener sono stati nominati commissari straordinari dell’istituto e “adotteranno tutte le decisioni necessarie per la gestione operativa della banca”, riferendone periodicamente alla vigilanza, si spiega da Carige. La Bce ha inoltre nominato un comitato di sorveglianza composto da tre membri: Gian Luca Brancadoro, Andrea Guaccero e Alessandro Zanotti. La decisione di porre la banca in amministrazione straordinaria “darà maggiore stabilità e coerenza al governo della società che, quindi, sarà ancora più efficace nel servire, grazie ai propri dipendenti, i depositanti, i clienti ed il territorio”, si sottolinea ancora.

Perchè il commissariamento? Per motivi di controllo e vigilanza dicono. Infatti la BCE si è mossa con in poteri attribuiti dai trattati europei che gli attribuiscono i compiti di vigilanza. Ma un commissario nominato dal controllore a svolgere di fatto l’attività di governo della Banca, chi lo controlla? Voi direste, lo Stato italiano. Invece no. E’ ancora la BCE che in questo caso si trova ad assumere poteri di vigilanza e di governo dell’istituto bancario. Un classico caso da: controllore e controllato nella stessa istituzione. Risultato: la BCE può fare quello che vuole. Ma cosa farà? Semplice quello che è abituata a fare: trovare l’istitututo bancario che “acquisterà” al banca genovese.

Per Modiano il commissariamento “semplificherà e rafforzerà la governance di Carige e di conseguenza l’esecuzione della strategia in un quadro di sana e prudente gestione”. Innocenzi, infine, sottolinea che “i vantaggi in termini di stabilità della banca si tradurranno in benefici per i clienti, i dipendenti e il territorio”.

L’obiettivo? Con la scusa di raggiungere “stabilità” e “benefici per i clienti, i dipendenti e il territorio”, ma non per i soci azionisti, l’operazione in realtà aiuterà a stabilizzare un’altra banca ben più consistente e con evidenti problemi di stabilità. Quale? Chiedetelo a Draghi. Ma è chiaro che sarà l’istituto di credito che “acquisirà” la Banca Carige.

Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sta seguendo personalmente, con il ministro dell’Economia Giovanni Tria, le vicende riguardanti la governance della banca. Come si legge in una nota di Palazzo Chigi, questa vigile attenzione del governo, ai suoi massimi livelli, è il segno tangibile e la migliore garanzia per proseguire e completare il consolidamento patrimoniale e il rafforzamento imprenditoriale di un’azienda bancaria valutata, dal medesimo governo, quale essenziale strumento per realizzare il rilancio dell’intero sistema economico-sociale ligure.

E qui arriva la chicca. Il Governo del cambiamento subisce l’operazione e non si oppone. Il primo commissariamento di una banca italiana finalizzata ad espropriarne gli asset per consentirne l’acquisizione da parte di un’altra banca. Il tutto attraverso un piano già definito a Francoforte. Il Parlamento italiano per approvare una legge di bilancio deve prima acquisire il parere vincolante della Commissione europea, e per evitare azioni ritorsive come la famigerata procedura di infrazione e sanzione connessa. Mentre la BCE può procedere al commissariamento di un istituto di credito italiano, senza una deliberazione del Consiglio dei Ministri, in totale scavalgo delle leggi italiane, sulla base di una legislazione sovraordinata, dove nemmeno eventuali ricorsi sono di competenza del sistema giudiziario italiano. Se questa non è dittatura, è sicuramente l’atto plastico della subalternità dello Stato italiano e della sua Costituzione alla Banca centrale europea che dipende da se stessa e non risponde a nessuno. Certamente non risponde al popolo italiano. Oggi, forse, capiamo meglio che in realtà il nostro Paese è una colonia.

Un suggerimento. Non sarebbe il caso di approvare, finalmente, la legge per la separazione bancaria? Netta distinzione tra le banche d’affari e quelle commerciali? In questo caso i manager milionari delle banche non gestiranno i risparmi di famiglie e imprese per la roulette della speculazione, ma li utilizzeranno per sostenere gli investimenti delle famiglie e del sistema produttivo. Per saperne di più: qui.

Fonte: adnkronos.com

 

Europa vs Stati, Politica

L’Italia, l’Unione europea e la caduta dell’impero romano.

Un articolo di Strategic Culture evidenzia come l’ossessione europea di tutelare i creditori – e schiacciare i debitori – stia producendo una società sempre più polarizzata e impoverita, tendente a un collasso simile a quello che subì l’impero romano. Le azioni della Ue volte a contenere le forze centrifughe finiranno per accelerare involontariamente il suo processo di disgregazione.

 I leader Ue stanno tentando di contenere una crisi che evolve a velocità crescente: la sfida comprende l’ascesa di Stati insubordinati (il Regno Unito, la Polonia, l’Ungheria e l’Italia) o di “blocchi culturali” storici ribelli (ovvero la Catalogna) – tutti quanti esplicitamente disillusi dall’idea di una convergenza forzata verso un “ordine” Ue uniforme, con la sua austera “disciplina” monetaria. Respingono anche la pretesa della Ue di essere, in qualche modo, depositaria di una raccolta privilegiata di valori morali.

Se, nel dopoguerra, la Ue rappresentò un tentativo di schivare l’egemonia anglo-americana, questi nuovi gruppi ribelli di “rinascita culturale” che cercano di posizionarsi come “spazi” indipendenti e sovrani rappresentano, a loro volta, un tentativo di sfuggire a un altro tipo di egemonia: quella dell’”uniformità” amministrativa della Ue.

Per uscire da questo particolare regime europeo (che originariamente si sperava fosse differente dall’imperialismo anglo-americano), l’Unione Europea fu tuttavia costretta ad appoggiarsi al costrutto archetipico della “libertà” come giustificazione all’imperialismo (ora mutato nelle “quattro libertà” Ue) sulle quali le stringenti “uniformità” Ue (le condizioni di equa concorrenza, il regolamento di tutti gli aspetti della vita, la tassazione e l’armonizzazione economica) sono state basate. Il “progetto” europeo è ora visto – ed in effetti è – come qualcosa che svuota le vecchie e differenti tradizioni identitarie.

Infatti, il fatto stesso che queste ribellioni vengano tentate a differenti livelli e in diverse regioni culturali e geografiche, indica che l’egemonia Ue si è già affievolita al punto che potrebbe non essere pienamente in grado di ostacolare questa nuova ondata. Quello che è in gioco per la Ue è se essa sarà in grado di rallentare e frenare in qualche modo l’emergere di questo processo di ri-sovranizzazione culturale, che ovviamente minaccia di far andare a pezzi la vantata “solidarietà” Ue, e di frammentare la sua matrice di unione doganale perfettamente gestita e area comune di commercio.

Tuttavia è stato Carl Schmitt – il filosofo politico – a mettere in guardia con forza contro la possibilità di quello che ha chiamato un acceleratore katechon negativo. Questa definizione sembrerebbe combaciare – perfettamente – con la situazione in cui si trova ora la Ue. Il concetto, usato in passato, sostiene che gli eventi storici spesso hanno una dimensione contraria nascosta – detto in altre parole, alcune azioni (fatte, per esempio, dalla Ue), potrebbero in effetti accelerare esattamente quei processi che dovevano essere rallentati o fermati. Per Schmitt, questo spiega il paradosso attraverso il quale una “azione frenante” (come quella che sta prendendo la Ue) potrebbe in realtà avere effetto inverso, sfociando in un’accelerazione preterintenzionale degli stessi processi che la UE intende contrastare. Schmitt lo chiamò effetto “involontario”, perché produceva effetti opposti all’intento originale. Per gli antichi, esso ricordava semplicemente che noi umani spesso siamo dei semplici oggetti della storia, e non i suoi agenti causali (qualcun altro direbbe “non si può fermare il vento con le mani…” NdVdE).

Potrebbe succedere che l’”azione frenante” imposta alla Grecia, all’Inghilterra, all’Ungheria – e ora all’Italia – porti precisamente verso il Katechon di Schmitt. L’Italia ha ristagnato in un limbo economico per decenni: il suo nuovo governo si è sentito in dovere di alleviare, in qualche modo, gli stress economici accumulati negli anni passati, e cercare di riavviare la crescita. Ma il paese ha un alto livello di debito/PIL, e la Ue insiste sul fatto che l’Italia deve sopportarne le conseguenze: deve obbedire alle “regole”.

Il professore Michael Hudson (nel suo nuovo libro) spiega come l’”azione frenante” della UE rispetto al debito italiano, rappresenti un tratto di rigidità psichica europea che ignora totalmente l’esperienza storica, e potrebbe esattamente portare come risultato il Katechon: l’opposto di ciò che si voleva. Intervistato da John Siman, Hudson ha detto:

“Nelle antiche società della Mesopotamia, era chiaro che la libertà veniva garantita proteggendo i debitori. Nel sistema economico delle società della Mesopotamia nel terzo e secondo millennio avanti Cristo esisteva e prosperava davvero un modello correttivo. Potremmo chiamarlo l’Amnistia totale… consisteva nel necessario e periodico condono dei debiti dei piccoli agricoltori – necessario perché questi agricoltori sono, in ogni società in cui vengono calcolati interessi sui prestiti, inevitabilmente soggetti a impoverimento, e poi confisca della loro proprietà, per finire ridotti in servitù… da parte dei loro creditori.

[Ed era anche necessario, dato che una] dinamica costante nella storia è la tendenza delle élite finanziarie ad appropriarsi del controllo e gestire l’economia in maniera parassitaria e predatoria. La loro apparente libertà viene ottenuta a spese delle autorità governative, e dell’economia in generale. Di conseguenza, essa diventa l’opposto della libertà – come era chiaro ai tempi dei Sumeri…

Quindi fu inevitabile [nei secoli successivi], che nella storia greca e romana, un numero crescente di piccoli agricoltori si indebitasse in maniera insostenibile, e perdesse la propria terra. Era perciò inevitabile che i loro creditori ammassassero enormi proprietà terriere e diventassero un’oligarchia parassitaria. Questa tendenza innata alla polarizzazione sociale – dovuta al non condonare i debiti – è la maledizione originale e incurabile della civiltà occidentale successiva all’ottavo secolo avanti Cristo, la lurida macchia che non può essere lavata via, né asportata.

Hudson sostiene che il lungo declino e la caduta di Roma siano cominciati non, come sostiene Gibbon, con la morte di Marco Aurelio, ma quattro secoli prima, dopo che Annibale devastò la campagna italiana durante la Seconda Guerra Punica (218-201 a.C.). Dopo la guerra, i piccoli contadini dell’Italia non recuperarono mai la propria terra, che veniva sistematicamente incamerata dai grandi oligarchi terrieri, come Plinio il Vecchio ha evidenziato. [Naturalmente, oggi sono le piccole e medie imprese italiane che vengono accaparrate dalle multinazionali oligarchiche e pan-europee].

Ma tra gli studiosi moderni, come sottolinea Hudson, “Arnold Toynbee è praticamente l’unico a dare importanza al ruolo del debito nella concentrazione della ricchezza romana e della proprietà terriera” (p. xviii) – e quindi nello spiegare il declino dell’Impero Romano…

“Le società della Mesopotamia non erano interessate all’uguaglianza” ha dichiarato all’intervistatore, “ma erano civilizzate. E possedevano la sofisticazione finanziaria sufficiente per capire che, dal momento che gli interessi sui prestiti aumentano esponenzialmente, mentre la crescita economica nella migliore delle ipotesi segue una curva a S, è inevitabile che i debitori, se non sono protetti da un’autorità centrale, finiranno per essere eterni debitori. Pertanto i re della Mesopotamia salvavano regolarmente i debitori che stavano venendo sommersi dai debiti. Sapevano che era una misura necessaria. Più e più volte, secolo dopo secolo. Proclamavano “complete amnistie”.

L’Ue ha punito la Grecia per la sua prodigalità – e si appresta a punire l’Italia se dovesse ignorare le regole fiscali Ue. L’Ue sta tentando quella che Schmitt definiva un’”azione frenante”, per mantenere la sua egemonia.

Tuttavia, questo è davvero un caso in cui la Ue vede la pagliuzza nell’occhio dell’Italia, mentre ignora la trave nel proprio occhio. L’istituto di ricerca del ciclo economico Lakshman Achuthan scrive che:

“L’insieme del debito di USA, Eurozona, Giappone e Cina è aumentato più di dieci volte rispetto a quanto è aumentato il loro PIL aggregato, nell’ultimo anno. È notevole come l’economia globale – che rallenta in sincronia, nonostante l’aumento del debito – si trovi in una situazione che ricorda l’effetto “Regina di Cuori”. Come la Regina di Cuori dice ad Alice, nel libro di Lewis Carroll Alice nello specchio: “Ora, qui, vedete, dovete correre più forte che potete per rimanere fermi. Se volete andare in un altro posto, dovete correre almeno al doppio di questa velocità!”.

Ma questo – correre di più, accumulare più debito – può solo, infine, risolversi in una bancarotta gigante (o inflazionando il debito). Guardiamo gli Stati Uniti: il loro PIL sta crescendo al 2,5%; il debito Federale USA è al 105% del PIL, il Tesoro USA spende 1,5 miliardi di dollari di interessi al giorno, e il debito cresce del 5-6% del PIL. La situazione non è sostenibile.

Le richieste di Grecia e Italia di sollievo dal debito possono essere considerate da alcuni come strumentali, per fronteggiare il precedente malgoverno economico; ma, come ci dice Hudson,  le richieste dei Sumeri e dei Babilonesi non si basavano su cose di questo tipo – ma piuttosto, sulla tradizione conservativa fondata sul rituale di rinnovo del cosmo che scandiva il calendario e le sue periodicità. L’idea della Mesopotamia di riforma non aveva nulla a che vedere con quello che chiameremmo “progresso sociale”. Al contrario, le misure che il re istituiva come “giubilei” del debito erano misure pensate per ripristinare il “contesto”, ristabilire un ordine nella società, detto “maat”. “Le regole del gioco non venivano cambiate, ma a ognuno veniva data una nuova mano di carte”.

Hudson fa notare che “i greci e i romani rimpiazzarono l’idea del tempo ciclico e del rinnovamento della società con quella del tempo lineare” [che converge verso la “fine dei tempi”]: “La polarizzazione economica divenne irreversibile, non solo temporanea” – perché l’idea di rinnovamento venne perduta. Hudson avrebbe potuto aggiungere che l’idea del tempo lineare, e la perdita dell’imperativo di smembrare e rinnovare, hanno giocato un ruolo di primo piano nel sostenere tutti i progetti universalistici dell’Europa di un percorso lineare verso la trasformazione umana (o, verso l’utopia).

Questa è la contraddizione essenziale: che l’inevitabile divaricazione e polarizzazione economica stanno trasformando l’Europa in un continente tormentato da contraddizioni interne irrisolvibili. Da una parte l’Europa punisce l’Italia per il suo debito, dall’altra è stata la Bce che ha perseguito politiche di “repressione” dei tassi di interesse fino a portarli in territorio negativo, e ha monetizzato il debito per un importo pari a un terzo dell’intera produzione economica europea. Come poteva l’Ue non aspettarsi che le banche e le imprese non si sarebbero caricate di un debito che si trascinava nel tempo? Come potevano aspettarsi che le banche non gonfiassero i propri bilanci con “debito gratuito” al punto di diventare “troppo grandi per fallire”?

L’esplosione globale del debito è un problema macro, che trascende ampiamente il microcosmo italiano. Come l’antico Impero Romano, la Ue si è atrofizzata nel suo “ordine” fino a diventare un ostacolo al cambiamento e, non avendo alternativa se non tenere duro con un’”azione frenante”, finirà per produrre effetti completamente opposti all’intento originale (ossia un Katechonnegativo involontario).

Fonte: vocidallestero.it (qui) Di Alastair Crookew, 3 dicembre 2018

Austerity, Europa vs Stati

L’Unione Europea minaccia il diritto al cibo dei greci

La Grecia doveva essere l’esempio del successo del programma di “aiuti” dell’Unione Europea per salvare un Paese dalla bancarotta con l’austerità sociale. I risultati sono stati devastanti e perfino l’ex capo dell’Eurogruppo Dijsselbloem ha ammesso lo scorso settembre che il programma è fallito, per via delle condizioni troppo dure imposte.

Un centro di studi non-profit, “Dianeosis”, ha pubblicato un rapporto che dimostra che il reddito disponibile medio delle famiglie greche è crollato del 42%, ovvero di € 513,00, tra il 2009 e il 2014. I lavoratori salariati hanno perso il 38,6% del reddito, gli autonomi il 40,3% e i pensionati il 32,5%. I più colpiti sono i giovani tra i 18 e i 29 anni, con un crollo del reddito del 44,8%. I laureati hanno perso il 45,1% del reddito medio, il che spiega per quale motivo molti greci istruiti lascino il Paese e cerchino impiego altrove.

Stando a una dichiarazione della Federazione Ellenica dei Lavoratori degli Ospedali Pubblici, v’è stato un aumento del 30% della domanda di cure, mentre il 60% delle attrezzature mediche deve essere sostituito e gli specifici fondi non sono aumentati.

Gli effetti dell’austerità sulla popolazione in termini di sicu- rezza alimentare sono stati studiati dal Transnational Institute (TNI) di Amsterdam, che ha pubblicato un rapporto dal titolo La democrazia non è in vendita: la battaglia per la sicurezza alimentare nell’era dell’austerità in Grecia. Il rapporto rivela che nel 2017 nelle aree rurali quasi il 38,9% degli abitanti era a rischio di povertà, mentre la disoccupazione è salita dal 7% del 2008 al 25% del 2013 e il reddito pro capitale è crollato del 23,5% negli anni della crisi (2008-2013). Il numero di famiglie con bambini che non possono permettersi un pasto a base di proteine tutti i giorni è raddoppiato, passando dal 4.7% del 2009 all’8.9% del 2014.

Il rapporto accusa: “Le misure di austerità non solo hanno aumentato la povertà e l’insicurezza alimentare, ma hanno con- solidato un regime di business agro-alimentare che perpetua disuguaglianze nell’accesso al cibo”. Infatti le riforme strutturali hanno favorito i grossi distributori di cibo e i commercianti, a scapito dei piccoli produttori. Questo ha contribuito a far au- mentare i prezzi dei generi alimentari più velocemente che nel resto dell’Eurozona, nonostante il crollo del costo del lavoro.

Olivier de Schutter, ex rapporteur speciale dell’ONU sul diritto al cibo (2008-2014) e membro della Commissione dell’ONU sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, ha dichiarato al quotidia- no greco Kathimerini che l’Unione Europea potrebbe essere in violazione del diritto al cibo dei greci. In questo caso, le vittime potrebbero portare l’UE in tribunale. L’Articolo 340 del Tratta- to sul Funzionamento dell’UE “dichiara molto chiaramente che il danno causato dagli errori delle istituzioni europee dovrebbe essere risarcito. So che alcuni stanno pensando di usarlo e mi è stato chiesto di dare consigli su questa possibilità” ha detto.

Fonte: http://www.eir.de – Anno 27 n. 48, 29 Novembre 2018 edizione italiana

Europa vs Stati, Politica

“Mercanti di tappeti”, “Non siamo accattoni”. È scontro tra Moscovici e Salvini. E poi “spegne” il dialogo: “Bruxelles ha rotto le scatole”

Conte prova a mediare ma il Commissario Ue insite: “Non sono Babbo Natale”. Il ministro: “Basta insulti: pazienza finita”.

Continua lo scontro a distanza tra Pierre Moscovici e Matteo Salvini. Uno scontro fatto di accuse e dichiarazioni al vetriolo, con la manovra italiana sullo sfondo.

E se Conte, Tria e Di Maio sembrano essere pronti ad aprire una finestra di dialogo con l’Europa dopo la bocciatura della manovra, il ministro dell’Interno pare continuare a tenere alto lo scontro.

Da Uno Mattina il segretario del Carroccio aveva già replicato a Moscovici, mantenendo tuttavia toni abbastanza pacati. “Mi dicono dall’Europa che non posso smontare la Fornero? Io porto rispetto ma viene prima il diritto al lavoro e alla pensione degli italiani – aveva spiegato – L’unica cosa che l’Europa non può chiedermi è di lasciare immutata la legge Fornero, ho visto quanta sofferenza ha causato agli italiani”. Davanti alle telecamere il ministro dell’Interno aveva assicurato di non voler “litigare con nessuno”, ma se deve scegliere “tra Bruxelles e gli italiani la scelta è facile”. “Chiedo rispetto per il popolo italiano, che dà ogni anno 5 miliardi a Bruxelles – aveva chiosato il leghista – Sulle manovre del passato non hanno avuto nulla da eccepire e il debito è aumentato di 300 miliardi”.

Ma i toni tutto sommato “pacati” della mattina si sono trasformati in scontro a viso aperto nel primo pomeriggio. A far scattare la reazione del ministro dell’Interno è la frase pronunciata da Moscovici e riportata dal Corriere della Sera. Mentre Conte continuava a ripetere che “siamo responsabili” e che non c’è alcuna “ribellione” dell’Italia a Bruxelles, da Moscovici (che però continua a parlare di “dialogo”) arrivava una netta chiusura a “trattative” con Roma: “Con l’Italia possiamo avere un accordo sulle regole, avvicinarci a queste regole, ma non può esserci una trattativa da mercanti di tappeti”, ha affermato al Parlamento francese. “Ho evocato il rischio italiano come un rischio per la crescita, per la coesione della zona euro, per il paese stesso. Con una volontà politica assoluta della Commissione, a partire da me stesso, di non provocare, di non accettare una crisi tra Roma e Bruxelles. Abbiamo bisogno dell’Italia per quello che è, un paese fondatore della comunità europea e cuore della zona euro”.

Dura la replica di Salvini: “Il popolo italiano non è un popolo di mercanti di tappeti o di accattoni. Moscovici continua a insultare l’Italia, ma il suo stipendio è pagato anche dagli italiani. Ora basta: la pazienza è finita”.

Fonte: ilgiornale.it (qui)

Europa vs Stati, Politica

Brexit, Farage: “L’Unione Europea si comporta come la Mafia con la Gran Bretagna”.

Era il 5 Aprile 2017. Al Parlamento Europeo si discute di Brexit e il leader dell’Ukip Nigel Farage attacca l’Unione Europea: “Con il Regno Unito si sta comportando come la mafia”, ha detto prima di essere interrotto dalle proteste di altri deputati presenti in Aula. A intervenire per riportare la calma il Presidente del Parlamento UE Antonio Tajani, che rivolgendosi a Farage ha detto: “Le sto garantendo di parlare liberamente, ma non posso accettare che si paragoni l’Unione Europea alla mafia“. Pronta la replica del leader Ukip: “Presidente, so che quando si parla di criminali ci sono sensibilità particolari”.

Europa vs Stati, Politica

Manovra, Conte: “Raccomandazioni Ue sono incompatibili con la crescita”

“Non abbiamo accolto le raccomandazioni” della Commissione europea” perché “non compatibili con il nostro disegno di politica economica, più orientato alla crescita che non all’austerità“. Così il premier Giuseppe Conte, alla Camera, ha spiegato le ragioni dello scontro tra Roma e Bruxelles, riferendo sulla manovra e sulla replica del governo italiano all’Ue. L’esecutivo gialloverde potrà inviare all’Europa le sue “controdeduzioni” e trasmetterà “una replica ben articolata ed esaustiva allo scopo di illustrare i programmi e le decisioni”, ha promesso il presidente del Consiglio in Aula. “Puntualizzeremo gli effetti della manovra sulla crescita”, ha spiegato.

“L’Eurogruppo di luglio aveva chiesto all’Italia” di “contenere la crescita primaria entro lo 0,1%. Secondo l’opinione della commissione il documento mandato dall’Italia prevede un deterioramento dello 0,9%allontanando il Paese dal conseguimento nel medio termine che garantisce l’equilibrio di bilancio”, afferma Conte nel corso dell’informativa alla Camera. Quindi, nella risposta all’Ue l’Italia ribadirà e puntualizzerà che “ci sarà un’accelerazione degli investimenti e una rimodulazione in Parlamento di alcuni interventi, se possono accrescere gli effetti positivi sulla crescita senza alterare ratio e contenuti”.

La manovra, ribadisce Conte, non cambia. E il premier rafforza anche il concetto che le politiche economiche e le riforme che il governo italiano sta mettendo in campo sono “perfettamente in linea con le raccomandazioni” giunte dall’Ecofin. Lo ha puntualizzato il premier, Giuseppe Conte, riferendo alla Camera sulla manovra. Conte ha citato le dismissioni immobiliari, le semplificazioni, la riforma dell’insolvenza e “lo stretto monitoraggio della spesa allo scopo garantire rispetto assoluto rapporto deficit-Pil”.

Fonte: ilfattoquotidiano.it (qui)

Austerity, Europa vs Stati

Il Consiglio d’Europa: “Picchi di Hiv, boom di disturbi mentali, sanità pubblica sull’orlo del collasso. L’austerità in Grecia viola i diritti umani”. Ed i criminali sono ancora a Bruxelles

Un allarmante report del Consiglio d’Europa svela gli effetti delle misure di austerity sulla popolazione greca.

Il 4 luglio scorso il Commissario Ue Pierre Moscovici annunciava senza nascondere un leggero autocompiacimento: “Alla fine dei tre programmi di salvataggio la Grecia è di nuovo un Paese normale dell’Eurozona”. Solo pochi giorni prima, il 29 giugno, la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatović aveva concluso la sua missione in Grecia. Tre giorni fa è stato diffuso il report del suo viaggio e il responso è spietato: le misure di austerità attuate da Atene su ”richiesta” della Troika hanno integrato una violazione dei diritti umani. Dal 2010 al 2018 lo Stato ellenico ha beneficiato (si fa per dire) di 288,7 miliardi di aiuti da parte di Commissione Ue, Fmi e Bce, vincolati all’approvazione di quindici pacchetti di austerità approvati dal Governo greco. Secondo Moscovici, “le vaste riforme condotte hanno gettato le basi per una ripresa sostenibile”, consentendo alla Grecia di essere “di nuovo un Paese normale”.

Per capire quanto sia “normale” la vita dei cittadini greci dopo l’iniezione violenta di austerità, in particolare nelle fasce più deboli della popolazione, bastano alcuni dati ben riassunti dall’indagine svolta dalla Commissaria Mijatović del Consiglio d’Europa, la principale organizzazione (estranea alle istituzioni di Bruxelles) in difesa dei diritti umani, democrazia e Stato di diritto.

Proviamo a metterli in fila: in sei anni il numero dei senzatetto è quadruplicato, passando da 11mila a 40mila; i furti di elettricità da parte di cittadini impossibilitati a pagare le bollette sono aumentati di quasi il 1000% dal 2008 al 2016; il sistema sanitario greco è gravemente sottofinanziato, con una spesa sanitaria pubblica di circa il 5,2% del PIL, molto inferiore alla media UE del 7,5%; più della metà dei greci nel 2017 soffriva di problemi di salute mentale, con stress, insicurezza e delusione tra le cause più citate; i suicidi sono aumentati del 40% tra il 2010 e il 2015, con la mortalità per suicidio arrivata al tasso medio annuo del 7,8%, rispetto all’1,6% prima della crisi; il finanziamento degli ospedali pubblici è diminuito più della metà dal 2009 al 2015.

In pratica, uno scenario apocalittico. Secondo Mijatović, in Grecia l’austerità ha messo a rischio in particolare il diritto alla salute e il diritto all’istruzione. Quanto al primo, è stata paralizzata “la capacità del sistema sanitario di rispondere ai bisogni della popolazione, aumentando allo stesso tempo le necessità di cure”. E aggiunge: “Come ha rilevato la Panhellenic Medical Association, il sistema sanitario è sull’orlo del collasso”.

L’impatto delle misure economiche restrittive ha avuto effetti devastanti anche sulla salute mentale dei cittadini greci, “notevolmente deteriorata, con la depressione particolarmente diffusa a causa della crisi economica”. Non solo: “Di conseguenza, la maggior parte degli ospedali psichiatrici è sovraffollata, il che contribuisce al deterioramento delle condizioni all’interno di queste strutture”. I rapporti studiati dalla commissaria per i diritti umani indicano anche che dal 2010, anno dell’inizio del periodo di austerity, il numero di ricoveri forzati è “aumentato drammaticamente”: la maggior parte di questi pazienti è fatta da persone disoccupate, ex uomini d’affari poi finiti in bancarotta o genitori che non sanno più come sfamare i propri figli, scrive Mijatović. Pazienti che, beninteso, in precedenza non hanno mai mostrato segni di insanità mentale.

Il Commissario ha poi rilevato come nel corso degli anni più difficili siano stati segnalati “picchi nei tassi di HIV e di tubercolosi tra i consumatori di droghe” dopo il taglio di un terzo dei finanziamenti ai programmi di assistenza per i giovani a rischio. In sintesi, conclude Mijatović, le misure d’austerità e le loro conseguenze concrete sulla popolazione “minano il diritto alla salute sancito dall’articolo 11 della Carta sociale europea, di cui la Grecia è parte”.

Un capitolo a parte è poi dedicato all’istruzione, altro diritto che i tagli al bilancio pubblico hanno messo a rischio. Le risorse destinate al Ministero dell’Istruzione greco sono state ridotte da 5.645 milioni di euro nel 2005 a 4.518 milioni di euro nel 2017. “Pertanto, i tagli al bilancio hanno gravemente colpito il personale docente, che è stato significativamente ridotto, così come la retribuzione degli insegnanti pur vedendo esteso il loro orario di lavoro”. La crisi economica ha avuto un impatto negativo, secondo il Consiglio d’Europa, sulla qualità dell’istruzione e sull’apprendimento. La commissaria, in più parti del suo report, si dice “particolarmente preoccupata” per le condizioni della popolazione greca. Per fortuna, a Bruxelles c’è chi ritiene ad Atene e dintorni la vita sia tornata alla normalità.

Fonte: huffingtonpost.it (qui)

Europa vs Stati, Politica

Mario Draghi a Giovanni Tria: “L’Italia riduca il debito. Serve responsabilità nei confronti dell’Eurozona”. Ecco chi comanda.

Il presidente della Bce, secondo fonti europee, nel corso dell’Eurogruppo ha insistito sulla responsabilità dell’Italia “al di là delle regole europee”

Mario Draghi, a margine della riunione dell’Eurogruppo del 5 novembre, ha insistito con Giovanni Tria sulla necessità che l’Italia riduca il suo debito elevato. Lo si apprende si apprende da fonti europee. Prendendo la parola nella riunione dei ministri dell’Economia dell’Eurozona dedicata all’Italia, il presidente della Bce ha sottolineato che ridurre il debito sia una responsabilità che va al di là di quanto richiesto dalle regole europee. Da Francoforte – spiega Reuters – non commentano le indiscrezioni.

Draghi si riferiva alla sua scelta di presentare un progetto di bilancio per il 2019 con obiettivi che violano il patto di stabilità. Il vertice della Bce ha sottolineato che uno stato membro dell’Unione monetaria deve assumersi singolarmente una responsabilità che deriva direttamente dalla scelta di aver adottato la stessa moneta.

Con la diffusione delle dichiarazioni di Draghi viene così confermato – spiega Radiocor – che non solo i 18 ministri finanziari dell’Unione monetaria hanno dato man forte alla Commissione europea sul caso Italia, ma che l’esecutivo Ue ha anche il pieno sostegno della Bce.

Fonte: huffingtonpost.it (qui)