Economia, Legge di Bilancio, Politica

Salvini rifletti: l’economia sta entrando in recessione e c’è il rischio che la manovra si riveli inadeguata. (di Becchi e Zibordi)

Ogni giorno che passa – bisogna pur dirlo – diminuisce la fiducia di imprenditori e dirigenti, operatori finanziari, artigiani, professionisti e investitori nel M5S. I sondaggi continuano a essere favorevoli più per la Lega che per il M5S, ma comunque – anche questo va detto – danno a entrambi sempre più del 60% del consenso, un consenso di cui pochi governi negli ultimi decenni hanno mai goduto.

Esiste però un altro tipo di consenso, quello del mondo economico, finanziario e imprenditoriale: questo è sempre più debole. Lo si vede dalla frana della Borsa e dei Btp (complessivamente da inizio anno chi avesse avuto 100milain Btp e azioni italiane avrebbe perso 17mila euro), dagli indici di fiducia delle imprese, in caduta brusca.

Dal punto di vista macroeconomico il dato drammatico è il taglio del credito, il bollettino di Bankitalia mostra che il «credito a residenti» (cioè imprese e famiglie) si è ridotto di 80 miliardi, da 2.400 a 2.320 miliardi da marzo. Le stime sulla crescita del Pil nel 2019 vengono riviste in basso quasi ogni settimana e mentre il governo parla di crescita intorno al 1,5% questa settimana la più importante banca americana, JP Morgan, ha drasticamente rivisto la previsione per l’Italia da 1,50% a 0,5%. Possono ovviamente sbagliare

Passando a dati più qualitativi, anche la manifestazione di Torino pro-Tav è il sintomo dell’opposizione crescente dei ceti professionali e imprenditoriali al M5S. Molta di questa gente al Nord votala nuova Lega di Salvini, ma ogni settimana che passa è sempre più sfiduciata riguardo la gestione della nostra economia. In termini economici in sei mesi il governo ha fatto pochino. La riduzione di tasse, «flat» o meno, è in pratica limitata alle «partite Iva» e le pensioni a 62 anni (revisione della “Fornero”) e il reddito di cittadinanza sono tuttora avvolte nel mistero su come e quando arriveranno.

Il deficit previsto dalla manovra è in realtà modesto, un 2,4% del Pil esattamente come accadeva sotto Renzi, ma nelle mani di Di Maio, Salvini, Conte e Tria è diventato un casus belli con la Ue e ha mosso i mercati (in basso). Le gaffe nei discorsi e dichiarazioni sono irrilevanti, se si guarda alle decisioni prese però non si può non constatare il caos della gestione del crollo del Ponte Morandi a Genova, il tentativo di cancellare la prescrizione, che Salvini ha cercato intelligentemente di parare, una finanziaria del 2,4% di deficit, rivolto però in prevalenza a pensioni e reddito per chi non lavora. Tutte cose che sono importanti, ma di poco aiuto per imprenditori, artigiani, professionisti.

Da parte degli avversari del governo, l’opinione che comincia a farsi strada è che conviene lasciare cucinare il governo nel suo brodo: l’economia andrà in recessione e il 60% e rotti di consenso di cui gode svanirà sotto il peso di una nuova crisi economica. Questo rischio è concreto perché, come abbiamo scritto su questo giornale, la congiuntura globale sta rallentando bruscamente, la Bce finisce (salvo ripensamenti) da dicembre di stampare moneta per comprare debito e i sintomi di recessione in Italia aumentano di giorno in giorno, anche a causa del calo della fiducia delle imprese.

Salvini dovrebbe riflettere sul fatto che il problema non è il deficit in sé, ma lo diventa se viene usato solo per pensionare dipendenti pubblici, pagare redditi a chi non lavora, lasciando poi cheilM5S renda più complicatala vita alle imprese e faccia, grazie a Toninelli, un gran casino nei lavori pubblici. Se la congiuntura economica fosse ancora favorevole Salvini potrebbe aspettare aumentando ancora i consensi per la Lega. Ma stiamo andando in recessione e gli italiani che fanno buste paga, producono fatturati e investono sono sempre più pessimisti. La Lega dovrebbe allora differenziarsi proponendo per il futuro qualcosa che vada oltre la legge di bilancio e che inverta il trend del pessimismo dei ceti produttivi. Che cosa si può fare lo scriveremo nel prossimo articolo.

Fonte: liberoquotidiano.it (qui) – Articolo di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

Legge di Bilancio, Politica

Flat tax, Borghi a SkyTG24: serve tempo, più facile partire da imprese

Il deputato leghista ha ammesso che estendere alle famiglie l’aliquota fissa “è una questione piuttosto complicata”. Si è poi concentrato sui vantaggi: “Necessaria a semplificare di molto il sistema fiscale”

“Io spero e farò di tutto perché tutto il pacchetto della flat tax venga fatto quest’anno”. Lo ha detto a SKY TG24 Economia il deputato della Lega Claudio Borghi in merito ai tempi di applicazione dell’aliquota fissa (COS’È LA FLAT TAX). “La parte più facile di gestione della flat tax è quella di riduzione delle aliquote per le imprese, e in parte di estensione alle partite iva che non beneficiano dell’Ires. Dall’altra parte, per estenderla alle famiglie c’è una questione piuttosto complicata. Nel caso non si riuscisse a fere tutto, si farà quello che si può fare”, ha aggiunto. Proprio i tempi per l’introduzione del nuovo sistema fiscale hanno diviso il Carroccio, non trovando d’accordo i due senatori Alberto Bagnai e Armando Siri. Il primo ha detto che si partirà nel 2019 per le imprese e nel 2020 per le famiglie. Il secondo ha precisato che per le imprese esiste già e che dal 2019 si comincerà a estenderla.

“Flat tax, vantaggi maggiori per la classe media”

Daremo priorità alle imprese “perché è più facile. Cambiare totalmente il sistema fiscale – ha spiegato Borghi – non è una passeggiata. E per motivi che non erano dipendenti dalla nostra volontà, rispetto alla data delle elezioni, siamo andati un po’ avanti. Ci vogliono dei tempi per partire. E non siamo ancora partiti perché non c’è ancora la fiducia al governo”. Borghi si è poi concentrato sui vantaggi della “tassa piatta”, “necessaria a semplificare di molto il sistema fiscale”. “Ma soprattutto succede che, se facciamo la proporzione tra numero di persone e sgravio, la maggior pare del ritorno è sui lavoratori dipendenti. Il lavoratore dipendente di classe media, il funzionario, il quadro, saranno quelli che avranno il maggior beneficio. La grande maggioranza di quelli che avranno uno sgravio sono quelli della famosa classe media che stava sparendo”, ha continuato l’esponente leghista.

“L’aumento dell’Iva deve essere congelato”

“È evidente che nel contratto di governo c’è scritto chiaramente che l’aumento dell’Iva deve essere congelato”. Borghi ha così smentito qualsiasi ipotesi di alzare l’imposta sul valore aggiunto per finanziare altre misure fiscali, come la flat tax. Un’ipotesi sostenuta prima della formazione del governo dal neo ministro dell’Economia Giovanni Tria, che si era dichiarato favorevole a far scattare le clausole di salvaguardia per garantire l’entrata in vigore dell’aliquota fissa. Il deputato milanese si è poi scagliato contro la narrazione che ruota intorno alle misure economiche che il nuovo governo vuole intraprendere. “Se continuiamo a dire che una cosa ci costa, suona male”, mentre “quello che costa dal punto di vista del bilancio, è un guadagno dal punto di vista del cittadino”. “Abbiamo la necessità di mettere in circolo denaro”, ha concluso.

Fonte: skytg24 (qui)

Economia, Legge di Bilancio, Politica

S&P conferma rating Italia, Di Maio : ‘andiamo avanti’

“Il piano economico del governo – sostiene l’agenzia – rischia di indebolire la performance di crescita dell’Italia”, rappresenta una “inversione” rispetto al consolidamento di bilancio e “in parte torna indietro sulla precedente riforma delle pensioni”.

“Io non ho litigato con Draghi. Ho solo espresso un parere, come lui esprime i suoi. E credo che questo sia un Paese libero in cui tutti possiamo esprimere la nostra opinione”. Lo ha detto Luigi Di Maio a margine di un sopralluogo a Paternò, col capo dipartimento della Protezione civile, Angelo Borelli, prima tappa di incontri in paesi del Catanese, dell’Ennese e del Siracusano colpiti dal terremoto e dall’alluvione delle settimane scorse.

“Standard and Poor’s non ci ha declassati. Siccome bisogna leggere il negativo anche dove non c’e, stamattina tutti dicono che ci ha ‘mazzolati’. Invece deve essere ben chiara una cosa: questo Governo non arretra, si farà il reddito di cittadinanza, si farà la pensione di cittadinanza, si farà la quota 100 per mandare in pensione le persone” ribadisce il ministro dello Sviluppo economico.

La parola d’ordine dunque è tranquillizzare i mercati. Come? “Dicendo che non usciamo dall’euro. Perché tutti si sono convinti, a causa di una narrazione sbagliata che qualcuno ha voluto fare, e non noi del governo, che l’Italia voglia uscire dall’euro e dall’Europa. Noi non soltanto ci stiamo bene, ma tra alcuni mesi si vota per le europee e quindi l’Europa diventa di nuovo quella dei cittadini”. “Io sono sicuro che a livello europeo – ha aggiunto Di Maio – tutti i cittadini provocheranno una scossa forte, politica, per mandare a casa questa classe dirigente che in questi anni ha tagliato la nostra sanità, le nostre pensioni, il welfare ed i servizi ai Comuni, con il debito pubblico che è perfino aumentato”.

Rating confermato ma outlook negativo. Il verdetto dell’ agenzia Standard & Poor’s sulla sostenibilità finanziaria del sistema italiano arriva alle dieci di sera e suona come un campanello di allarme, materializzando i timori di un percorso sempre più a ostacoli per il governo italiano alle prese con la presentazione della legge di bilancio.

“Il piano economico del governo – fa sapere S&P – rischia di indebolire la performance di crescita dell’Italia”. Nel mirino anche la riforma delle pensioni, che rappresenta “una minaccia ai conti pubblici”. Per ora però il declassamento non c’è, mantenendo l’Italia a due lunghezze di distanza dal livello ‘spazzatura’ (BBB).

Il nuovo test è atteso per lunedì, alla riapertura dei mercati, quando gli occhi saranno di nuovo sullo spread e la tenuta dei bancari. “S&P lascia invariato il suo rating. Riteniamo che questo giudizio sia corretto alla luce della solidità economica del Paese: l’Italia è la 7/a potenza industriale al mondo e la 2/a manifattura Ue. La competitività delle imprese ci permette di avere un surplus commerciale consistente e il risparmio delle famiglie è solido. Sulla decisione di portare in negativo l’outlook e su alcuni giudizi negativi sulla manovra economica, siamo fiduciosi che mercati e istituzioni internazionali comprenderanno la bontà delle nostre misure”.

Tutto un “film già visto”, commenta Matteo Salvini che assicura che in Italia non salteranno “né banche né imprese”.

E poco dopo, su Twitter, Luigi Di Maio assicura che il governo è pronto ad andare avanti: “chi aspettava Standard&Poor’s per continuare a remare contro il governo oggi ha avuto una brutta sorpresa”.

 

Fatto sta che per l’agenzia di rating Usa le stime del governo non tornano: la crescita, sostengono gli analisti americani, viene rivista al ribasso (1,1%) e il deficit è più alto di quello messo nero su bianco da Roma e pari al 2,7%. Dopo giorni in cui i due vicepremier hanno sostenuto ripetutamente di non essere disponibili a cambiare manovra e strategia in politica economia, non è però detto che non diventi più forte la posizione di chi sostiene la necessità di qualche ritocco, con un occhio in particolare alle banche che potrebbero subire più di altri il peso del differenziale fra i Btp e i Bund. La partita certo resta complicata, anche per i toni accesi scelti dagli alleati. Solo poche ore prima della valutazione negativa di S&P, Luigi DI Maio aveva infatti assicurato di non temere le agenzie di rating. Ma non solo. Il leader pentastellato sceglie anche di andare allo scontro con il governatore della Banca centrale europea Mario Draghi, che ha messo in guardia dalle ricadute dell’innalzamento dello spread proprio sugli istituti di credito. “Siamo in un momento in cui bisogna tifare Italia – osserva – e mi meraviglio che un italiano si metta in questo modo ad avvelenare il clima ulteriormente”. Riescono a mostrare “molto più rispetto” addirittura i ministri tedeschi, è la chiosa.

Vero è che gli istituti bancari sono da giorni al centro di riflessioni da parte del governo, dove si registrano spesso anche approcci diversi fra gli alleati. L’Italia è pronta a tirare su un muro difensivo, “costi quel che costi”, è la tesi di Matteo Salvini. “Nessuna banca salterà. Se qualcuno pensa – prosegue il leader della Lega – di speculare sulla pelle dei risparmiatori e degli italiani, sappia che c’è un governo e c’è un paese pronto a difendere le sue imprese, le sue banche e la sua economia”. Ma questo, aveva puntualizzato un paio di ore prima l’altro vicepremier (Di Maio), “non significa prendere soldi dagli italiani”. Qualsiasi intervento che ricadesse in qualche modo sui risparmiatori sarebbe d’altro canto difficile da giustificare per il governo giallo-verde che della loro difesa ha fatto una bandiera. Una strada possibile, secondo Salvini, potrebbe essere allora proprio quella delle fusioni: “se ci sono le condizioni economiche, perché no?”, osserva il leader della Lega. Intanto Roma continua a essere alle prese anche con Bruxelles, che in settimana ha bocciato la manovra: anche su questo fronte non si registra al momento alcuna volontà di cambiare rotta ma il confronto resta aperto, fa sapere il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker.

Fonte: ansa.it (qui)

Economia, Legge di Bilancio, Politica

Manovra, “piace al 59% degli italiani. Pace fiscale ok per elettori M5s. Misura più gradita? Taglio alle pensioni d’oro”

Il sondaggio a firma Nando Pagnoncelli realizzato da Ipsos per il Corriere della Sera: quasi sei intervistati su dieci esprimono giudizio positivo sulla legge di Bilancio. Tra le misure principali, solo reddito di cittadinanza e pace fiscale convincono meno della metà delle persone e ottengono consenso solo nella maggioranza.

La legge di Bilancio 2019 presentata dal governo gialloverde piace alla maggioranza degli italiani. Il 59%, secondo il sondaggio a firma Nando Pagnoncelli realizzato da Ipsos per il Corriere della Sera. Al di là della risposta dell’Unione europea, delle tensioni tra maggioranza e opposizioni e della reazione dei mercati, le opinioni degli italiani sulla manovra sono sostanzialmente positive. Tra le misure bandiera del testo presentate dal governo Conte, le uniche che convincono meno della metà degli intervistati sono il reddito di cittadinanza e la pace fiscale, protagonista degli attriti interni alla maggioranza fino al Consiglio dei ministri conciliatore di sabato pomeriggio. Il 73% degli elettori M5s però gioisce per l’introduzione del reddito minimo garantito e il 64% accetta anche le norme sul fisco. Il provvedimento più apprezzato invece è il taglio alle pensioni d’oro: piace al 68% degli intervistati, più della riforma della Fornero (58%).

Il giudizio sulla manovra – Rispetto al sondaggio di tre settimane fa, evidenzia Pagnoncelli sul Corriere, aumenta dal 41% al 45% la quota di chi ritiene che la manovra non metterà a repentaglio la tenuta dei conti pubblici. In generale a ritenere la legge di Bilancio almeno sufficiente sono appunto quasi sei intervistati su dieci. L’insieme delle misure ottiene un plebiscito(81%) sia tra gli elettori pentastellati che tra quelli della Lega. Pure il 56% di chi vota Forza Italia e Fratelli d’Italia apprezza la manovra che invece viene bocciata dal 75% degli elettori del Partito democratico. D’altro canto, significa che un elettore su quattro del centrosinistra ha espresso invece un giudizio positivo.

Reddito di cittadinanza – Prevalgono invece le valutazioni negative per quel che riguarda il provvedimento fortemente voluto dai Cinquestelle. Oltre agli stessi grillini, solo gli elettori del Carroccio per la maggioranza (53%) promuovono il reddito di cittadinanza, “odiato” soprattutto dai democratici che per l’85%esprimono un voto negativo. In generale, la misura riceve il sì del 42% degli intervistati: principalmente sono disoccupati, lavoratori esecutivi, residenti nelle regioni centromeridionali ma anche i dipendenti del settore pubblico e casalinghe. Mentre, si legge sul Corriere, viene osteggiata da dirigenti e impiegati del settore privato, dai lavoratori autonomi, dalle persone più istruite e dai residenti delle regioni settentrionali.

Pace fiscale – L’altra misura più divisiva è la pace fiscale che, seppur promossa da pentastellati e leghisti (entrambi gli elettorati per il 64% esprimono un giudizio positivo), in generale piace solo al 49% degli italiani. Anche in questo caso pesa il parere negativo di otto elettori del centrosinistra su dieci. Ma è anche chi vota “altre liste” per il 69% boccia la pace fiscale. La misura ottiene consenso, stando al rilevamento di Ipsos, tra gli astensionisti (42%), come pure tra i ceti meno istruiti, le casalinghe, gli operai, i residenti nel Nord-est e al Sud.

Flat tax e pensioni – L’estensione della tassazione forfettariaal 15% a tutte le partite Iva con ricavi fino a 65mila euro ottiene il 55% di voti favorevoli. Più della flat tax però, sono graditi i provvedimenti sulle pensioni. La revisione della legge Fornero e il passaggio al sistema della “quota 100” riceve il giudizio positivo del 58% degli intervistati. Ancora più apprezzato il taglio alle “pensioni d’oro” – sopra i 4.500 euro netti mensili – che piace al 68% degli italiani.

Fonte: ilfattoquotidiano.it (qui)

Europa, Legge di Bilancio

Manovra, non solo Italia: le lettere negative della Ue sulle leggi di bilancio. I casi di Parigi, Madrid, Atene e Helsinki

Fa parte delle modalità con cui la Commissione europea comunica i suoi rilievi sulle bozze di piani di bilancio che tutti gli Stati inviano inviano prima del passaggio nei rispettivi Parlamenti. La più indigesta, per l’Italia, fu quella recapitata il 5 agosto del 2011

Annunciata o meno, ricevere una lettera è sempre una piccola o grande emozione. In Europa devono esserne ben consapevoli, visto che da anni tra Bruxelles, Francoforte e capitali dei paesi euro è in atto uno scambio di missive vorticoso e di lettere è punteggiata la storia dell’unione monetaria. Le parole uscite dalla busta indirizzata al ministro Giovanni Tria, perentorie e insolitamente dure nei toni, hanno il sapore di uno schiaffo verbale anche se, ma da un punto di vista procedurale, l’uso di una lettera è la norma. Fa parte delle modalità con cui Bruxelles comunica i suoi rilievi sulle bozze di piani di bilancio che tutti gli Stati inviano alla Commissioneprima del passaggio nei rispettivi Parlamenti. È quindi anche un modo usato dalla Commissione per esercitare una sorta di “moral suasion” sulle varie assemblee legislative. Sempre via lettera, i Governi possono naturalmente replicare. Se non si raggiunge un’ intesa e lo Stato “inadempiente” insiste sulla sua linea, la Commissione può avviare l’iter sanzionatorio previsto dal patto si stabilità e crescita. Nulla di terribile. Nella peggiore delle ipotesi multe e richieste di depositi vincolanti per un valore pari a circa lo 0,5% del Pil oltre al blocco dei finanziamenti della Banca europea per i finanziamenti.

Nella determinazione con cui Bruxelles porta avanti questa opzione rimane comunque sempre una buona dose di discrezionalità politica come insegnano alcuni precedenti. Nel 2003 sia la Francia che la Germania sforarono i limiti di deficit per il terzo anno consecutivo. L’allora commissario all’Economia Pedro Solbes minacciò sanzioni e inviò raccomandate a Parigi e Berlino. Ma poi tutto si fermò quando l’Eurogruppo (consesso dei ministri economico finanziari dell’area euro) decise di graziare i due pesi massimi del Vecchio Continente con il voto favorevole anche dell’Italia. Un precedente disastroso per il messaggio che portava con se: le istituzioni centrali europee non avevano il coraggio politico di imporsi ai membri più importanti.

I carteggi tra Commissione e cancellerie sono insomma all’ordine del giorno. Per l’Italia, e qualche altro paese, in particolare. Limitandosi agli anni più recenti, rilievi sui piani di bilancio sono stati messi neri su bianco nella lettera inviata al ministro Pier Carlo Padoan nel 2017. Nel 2016 le buste di Bruxelles presero il volo per Roma, Parigi, Madrid, Helsinki oltre che per il Belgio, la Croazia e la Romania. Anche nel 2014 i commissari europeo presero carta e penna per scrivere a Roma, a Parigi e ad altre due capitali. Busta e francobollo sono il primo atto di procedure che possono portare a provvedimenti di varia natura e per motivi diversi. Un fitto carteggio con Budapest ha ad esempio preceduto l’inizio delle procedure sanzionatorie contro l’Ungheria per le sue politiche migratorie.

I toni particolarmente duri della lettera arrivata al ministero dell’Economia giovedì costituiscono un segnale preoccupante soprattutto in chiave politica. Se la Commissione usa certe formule “deviazione senza precedenti, mai nessuno così lontano dagli obiettivi è anche perché sa di avere le spalle coperte. L’Italia risulta sempre più isolata in Europa e in questi giorni le varie cancellerie, a cominciate da quelle che alcune parti del Governo ritengono più “amiche”, hanno fatto a gara a chiedere un trattamento severo nei confronti di Roma. Non è certo la prima volta che in Italia arrivano missive difficili da digerire. La più indigesta fu quella recapitata il 5 agosto del 2011, inizialmente segreta, in cui il presidente della Banca centrale europea Jean Claude Trichet e il successore designato Mario Draghiintimavano all’Italia di avviare politiche di rigore come condizione per ottenere il sostegno di Francoforte contro l’attacco dei mercati che infuriava. Le indicazioni abbastanza puntuali della lettera come riforme di pensioni e pubblica amministrazione e liberalizzazione del mercato del lavoro, furono (e)seguite solo in parte. I diktat di Francoforte contribuirono a scavare una distanza tra il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia di allora, Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti che fu una delle cause della fine anticipata dell’Escutivo da lì a pochi mesi. Negli stessi giorni una lettera quasi identica nei contenuti, ma a firma di Trichet e del governatore della banca centrale spagnola Miguel Ángel Fernández Ordóñez , fu inviata anche al governo di Mariano Rajoy che ne accolse abbastanza pedissequamente le indicazioni.

Di lettere spedite è ricca anche la recente crisi greca. Per anni molte delle richieste della “Troika” (Commissione Ue, Bce ed Fmi) sono arrivate per posta. Nel marzo 2015 il premier Alexis Tsipras scrisse alla cancelliera tedesca Angela Merkel per chiedere condizioni meno punitive per gli aiuti al paese, nel 2015 ai creditori del paese. Alla fine del luglio 2015, sempre via lettera, la sostanziale capitolazione di Atene con l’ok indirizzato a Mario Draghi, Jean Claude Juncker e Chistine Lagrde alle misure di austerity richieste al Paese.

Fonte: ilfattoquotidiano.it (qui) Articolo di A. Del Corno

Legge di Bilancio, Politica

Berlusconi: “Manovra nemica dell’Italia” e poi il sospetto: “Non vorrei che a Salvini fosse venuta l’idea di presentarsi alle elezioni con i 5Stelle”.

Il Cavaliere interviene alla convention di Forza Italia a Milano: “Legge di bilancio nemica dell’Italia, presto nuove elezioni”.

“Non vorrei che a Salvini fosse venuta l’idea, avendo il pensiero di aver quasi sottomesso i Cinque Stelle, ma è il contrario, di andare avanti e presentarsi l’anno prossimo alle elezioni con i Cinque Stelle”. Così Silvio Berlusconi intervenendo alla convention di Forza Italia di Milano.

“Non credo a quello che alcuni di noi paventano – ha aggiunto -. Ma è impossibile sommare il nostro contratto con ciò che prevede il programma dei Cinque Stelle”.

Sulla manovra, Berlusconi ha commentato: “È assolutamente indispensabile rilanciare il centrodestra. Credo che potremmo farlo presto perché non passerà molto tempo che tutti gli imprenditori del Nord si accorgeranno che la legge di bilancio è nemica del lavoro e dell’Italia. Io credo che tutto salterà in Italia presto e che si dovrà andare a nuove elezioni, nelle quali il centrodestra avrà la maggioranza assoluta e potrà tornare al governo”.

Fonte: huffingtonpost.it (qui)

Economia, Legge di Bilancio, Politica

Confindustria: “Anche con il 2,4 il Governo non ce la fa”. L’associazione degli industriali ci riprova, ma la loro credibilità è persa. Ecco perchè.

Non possiamo dimenticare l’attendibilità di Confindustria e del suo centro studi.

Ci ricordiamo che Confindustra, le agenzie di rating e le banche d’affari, prima del referendum del 4 dicembre 2016 sulla riforma costituzionale, avevano evocato scenari di caos politico e apocalisse economica in caso di vittoria del No. Un anno dopo, con il pil a +1,5%, l’Italia resta in coda alla classifica Ue ma ben lontano dal -0,7% paventato nel luglio 2016 da Confindustria. Nei 12 mesi successivi al Referendum, poi, non si sono registrate drammatiche fughe di capitali né la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, il crollo del reddito pro capite e un’impennata della povertà, come vaticinava viale dell’Astronomia. Confindustria stessa, del resto, a settembre 2017 ammise che le piaghe d’Egitto non si sono materializzate: “Molto favorevole, così si presenta lo scenario economico alla ripresa autunnale”, si leggeva nella presentazione del rapporto. “Volano le esportazioni e il made in Italy continua a guadagnare quote di mercato; gli investimenti mostrano un vivace dinamismo”. Quanto ai posti di lavoro, in questi 12 mesi si è rafforzata anche la crescita dell’occupazione. Gli occupati a ottobre 2017 erano 23,08 milioni, 227mila in più rispetto ai 22,8 milioni di dicembre 2016. I dipendenti a tempo indeterminato sono cresciuti di 41mila unità e quelli a termine sono 297mila in più, mentre sono in calo gli autonomi. Il tasso di disoccupazione è all’11,1%, contro il 12% del dicembre 2016.

Ora Confindustria, con il suo centro studi tarocco, ci riprova e si lacia in esercizi di smontaggio del piano di crescita previsto dal Governo Conte che pensa di ridurre deficit e debito.

Sul sito di HuffingtonPost (qui) la posizione del Centro studi di Confindustra e la replica del Vice Premier Di Maio.

“Anche accrescere l’obiettivo di deficit programmato al 2,4% difficilmente consentirà di avere margini per attuare le misure di policy delineate dal Governo”. A sostenerlo è il Centro Studi di Confindustria, secondo il quale “servono coperture credibili e un’ampia manovra lorda che includa una rimodulazione delle spese e delle entrate”. Per il capoeconomista Andrea Montanino “l’aumento dello spread” e “l’incertezza” sulla “capacità del Governo di incidere sui nodi dell’economia” e sulla “sostenibilità del contratto di Governo” causano “meno fiducia degli operatori”. Dubbi e incertezze che inducono il Cfc a smontare la supercrescita prevista dall’esecutivo grazie alla prossima manovra, stimandola all’1,1% nel 2018 e allo 0,9% nel 2019″, in “ribasso di 0,2% punti” per entrambi gli anni rispetto alle previsioni di giugno.

In sostanza dunque, per gli economisti di Confindustria “l’aumento del deficit” previsto dal Governo “è poca cosa rispetto agli impegni politici assunti: se le coperture non saranno ben definite – avvertono – si rischia ex post un rapporto deficit/pil più alto”. Il Centro Studi raccomanda inoltre di “non smontare le riforme pensionistiche, perché ciò renderebbe necessario aumentare il prelievo contributivo sul lavoro. Se il meccanismo di ‘quota 100’ per permettere l’anticipo della pensione venisse introdotto – è il ragionamento – andrebbe invece nella direzione opposta”.

Da Confindustria anche un avvertimento in merito al mancato rispetto delle regole Ue sulla riduzione del debito: “Per il 2018, con dati ormai quasi definitivi, è evidente come l’Italia non abbia rispettato tale regola, non realizzando per intero la correzione strutturale concordata. Ciò apre a due rischi: che i mercati reagiscano e si abbia un ulteriore aumento dello spread e che l’Ue apra una procedure di infrazione”.

Uno scenario di “crescita bassa e in rallentamento, debito pubblico molto elevato e tassi di interesse in aumento”, concludono gli economisti di via dell’Astronomia, rende ora “necessario e urgente agire, nella prossima legge di bilancio, con misure di politica economica che siano in grado di migliorare in modo strutturale tali tendenze e fornire certezze sulla linea di azione”, avviando “un percorso del rientro del debito pubblico dopo quattro anni persi, attraverso misure che incidano sulla dinamica del Pil”.

La replica di Di Maio: “Non torniamo indietro”

“Il governo non torna indietro: chi si illude, come il Centro Studi di Confindustria, sappia che si sta facendo una cattiva idea. Nella manovra ci saranno tutte le misure previste dal contratto”. Lo afferma il vice premier Luigi Di Maio, parlando alla Camera.

Economia, Europa, Legge di Bilancio, Politica

Def, Conte: “Spread in salita? Non fa piacere, ma quando i mercati conosceranno la manovra scenderà”. Moscovici: “E’ fuori dai paletti, ma no a crisi con l’Italia”. Risponde Salvini: “La manovra approvata è un passo verso la civiltà, i mercati se ne faranno una ragione”.

 

Il primo a parlare questa mattina, mentre i mercati davano già segnali di fibrillazione, è stato il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici. Che ha cercato di non aprire direttamente lo scontro: “Il provvedimento è fuori dai paletti Ue“, ha detto, “ma allo stato attuale non c’è interesse ad aprire una crisi con il governo italiano e nemmeno a far partire una procedura che porti a “sanzioni”. “Ogni euro in più di debito”, è stata però la sua valutazione, “è un euro in meno ai servizi”.

Una posizione cauta a cui ha replicato poco dopo il vicepremier M5s Luigi Di Maio cercando di tenere aperto uno spiraglio di dialogo: “Ora parte l’interlocuzione con l’Ue”, ha detto, “e con i grandi investitori privati e non abbiamo intenzione di andare allo scontro. Considero l’intervento di Moscovici interlocutorio, le preoccupazioni sono legittime ma il governo si è impegnato a mantenere il deficit/pil al 2,4% e vogliamo ripagare il debito”.

Nel primo pomeriggio è arrivato anche il commento di Giuseppe Conte, che ha definito la manovra”seria, meditata e coraggiosa: confidiamo che sia la ricetta giusta per la crescita e lo sviluppo sociale”. “Che lo spread oggi sia salito non fa piacere al presidente del Consiglio ma dobbiamo tenere conto che abbiamo finito ieri sera e non c’è stato neanche il tempo di una conferenza stampa per illustrare le linee essenziali e i dettagli: sono molto confidente che quando i mercati e gli interlocutori potranno conoscere nei dettagli la nostra manovra lo spread sarà coerente con i fondamentali della nostra economia”.

Chi non ha intenzione di mediare, almeno stando alle dichiarazioni di oggi, è il collega del Carroccio Matteo Salvini: “La manovra approvata è un passo verso la civiltà”, ha commentato, “i mercati se ne faranno una ragione”. E pure: “Se Bruxelles ci boccia, noi andiamo avanti“. Il “diritto al lavoro, alla vita, alla salute degli italiani vengono prima delle minacce europee. Tiriamo dritto”. E poco prima a Radio 24 il viceministro dell’Economia Massimo Garavaglia ha dichiarato: “E’ scontata la bocciatura di Bruxelles alla manovra”.

Fonte: ilfattoquotidiano (qui e qui)

Economia, Legge di Bilancio, Politica

Vertice di Governo. Accordo con deficit/pil al 2,4%. Superamento della Legge Fornero, reddito di cittadinanza, tasse per gli autonomi al 15%, nessun aumento IVA. Pace fiscale.

Un lungo pomeriggio di stallo, in attesa del consiglio dei ministri convocato alle 20 per varare la Nota di aggiornamento al Def, il documento con il quadro macroeconomico in cui si inserirà la legge di Bilancio, e slittato di oltre un’ora. Poi, poco dopo le 21, l’intesa: il deficit nel 2019 salirà al 2,4% del pil, il livello chiesto dai vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini e rispetto al quale  il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha cercato per giorni di fare argine fissando un tetto a quota 1,9%. “Accordo raggiunto con tutto il governo sul 2,4%. Siamo soddisfatti, è la manovra del cambiamento”, esultano i due leader di M5s e Lega.

“Abbiamo portato a casa la manovra del popolo che per la prima volta nella storia di questo Paese cancella la povertà grazie al reddito di cittadinanza per il quale ci sono 10 miliardi”, ha dichiarato Di Maio. “E rilancia il mercato del lavoro anche attraverso la riforma dei centri per l’impiego. Restituiamo futuro a 6 milioni e mezzo di persone. Via libera anche alla pensione di cittadinanza che dà dignità ai pensionanti. E con il superamento della Fornero, chi ha lavorato una vita può finalmente andare in pensione liberando posti di lavoro per i nostri giovani, non più costretti a lasciare il nostro Paese per avere un’opportunità. Non restano esclusi i truffati delle banche, che saranno risarciti con un Fondo ad hoc di 1,5 miliardi. Per la prima volta lo Stato è dalla parte dei cittadini, per la prima volta non toglie ma dà”.

Tasse abbassate al 15% per più di un milione di italiani“, ha aggiunto Salvini, “diritto alla pensione per almeno 400mila persone e altrettanti posti di lavoro a disposizione dei nostri giovani superando la legge Fornero, chiusura delle cartelle di Equitalia, investimenti per scuole, strade e Comuni. Nessun aumento dell’Iva. Pienamente soddisfatto degli obiettivi raggiunti”.

La bozza del Piano nazionale di riforme – Nel pomeriggio le agenzie hanno anche diffuso una bozza del piano nazionale di riforme che il governo dovrebbe presentare, insieme alla Nota, nel consiglio dei ministri. Il documento viene solitamente varato ad aprile insieme al Def, che però quest’anno è stato licenziato dal governo uscente che si è quindi limitato a compilare la parte tendenziale. Fonti di governo hanno però riferito che “il testo che gira è una bozza già ampiamente superata. Quindi molti punti che vengono anticipati non corrispondono al testo definitivo”. Tra i punti principali della bozza ci sono introduzione del reddito di cittadinanza e innalzamento delle pensioni minime a 780 euro, ‘quota 100‘ come somma di età anagrafica e contributiva per lasciare il lavoro ma con restrizioni per garantire la sostenibilità del sistema, pace fiscale per chi ha liti con l’erario di valore non superiore a 100mila euro, riduzione delle aliquote Irpef da cinque a tre nel 2020 e poi due nel 2021: 23% per i redditi fino a 75mila euro e del 33% sopra quel livello.

Reddito di cittadinanza e ristrutturazione centri per l’impiego – “Il governo è fortemente impegnato in una azione dimiglioramento dell’inclusione sociale, lotta al precariato, incentivazione del lavoro giovanile e femminile e promozione di una maggiore equità del sistema pensionistico”, si legge nella bozza. E dunque “l’introduzione del Reddito di Cittadinanza ha un duplice scopo: sostenere il reddito di chi si trova al di sotto della soglia di povertà relativa individuata dall’Eurostat per l’Italia (pari a 780 euro mensili); fornire un incentivo a rientrare nel mercato del lavoro, attraverso la previsione di un percorso formativo vincolante, e dell’obbligo di accettare almeno una delle prime tre proposte di lavoro eque e non lontane dal luogo di residenza del lavoratore”. Quanto alla ristrutturazione dei centri per l’impiego “dovrà puntare a rendere omogenee le prestazioni fornite, e realizzare una rete capillare in tutto il territorio nazionale. Il Governo intende attuare un piano di assunzioni di personale qualificato, in aggiunta a quanto già definito nella Legge di Bilancio per il 2018, sarà inoltre dedicata particolare attenzione alla realizzazione del Sistema Informativo Unitario e allo sviluppo di servizi avanzati per le imprese”. Si introdurranno anche “le pensioni di cittadinanza, che integreranno le pensioni esistenti al valore della soglia di povertà relativa di 780 euro. Una parte delle risorse destinate alla realizzazione di misure verrà dall’abolizione delle pensioni di privilegio, con un taglio degli importi superiori a 4000 euro netti mensili, non corrispondenti alle effettive contribuzioni“.

Entro fine legislatura due aliquote Irpef – La flat tax, viene assicurato, sarà realizzata in due anni, entro il 2020. Il timing di due anni vale anche per la revisione delle tax expenditures, lo spostamento della tassazione dalle persone alle cose, la riduzione delle controversie tributarie per migliorare l’efficacia della riscossione. Tra le priorità figura la ‘pace fiscale‘. Un provvedimento “da inquadrare nell’ambito di una riforma strutturale del fisco”, che “coinvolgerà i contribuenti con cartelle esattoriali e liti fiscali, anche pendenti fino al secondo grado fino a 100mila euro”. Per quanto riguarda la tassazione per le persone fisiche, si passerà inizialmente dalle attuali cinque aliquote a tre aliquote e quindi a due a partire dal 2021. Il livello delle aliquote verrà gradualmente ridotto, fino ad arrivare ad un’unica aliquota del 23 per cento per i redditi fino a 75mila euro e del 33 per cento sopra a tale livello entro la fine della legislatura.

Per quanto riguarda il sistema previdenziale, “verrà introdotta una nuova finestra per i pensionamenti anticipati senza il requisito anagrafico, attualmente in vigore per chi ha maturato un’anzianità contributiva di 41 anni. A questo si aggiunge il requisito di ‘quota 100’ come somma di età anagrafica e contributiva, con alcune restrizioni funzionali alla sostenibilità del sistema previdenziale”. “Un’attenzione particolare sarà rivolta alle donne, caratterizzate da una carriera discontinua“, si legge nel testo.

Infine le grandi opere: “il governo intende sottoporre ad un riesame, attraverso un’attenta analisi costi-benefici, le grandi opere in corso (i.e. la Gronda autostradale di Genova, la Pedemontana lombarda, il terzo valico, il collegamento tra Brescia e Padova e la tratta Torino-Lione). L’analisi sarà elaborata dalla Struttura Tecnica di Missione del Mit, che svolge funzioni di alta sorveglianza, promuove le attività tecniche ed amministrative non solo per l’adeguata e sollecita progettazione e approvazione delle infrastrutture, ma anche per la vigilanza sulla realizzazione delle infrastrutture stesse”.

Fonte: ilfattoquotidiano.it (qui)