Ricorrenze

Un mese dal crollo del ponte di Genova.

Un mese dal crollo del ponte Morandi di Genova: 43 morti, 258 famiglie sfollate, 21 indagati. La videoscheda.

A un mese dal crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018) il governo ha varato un decreto per Genova, ma anche le zone terremotate di Ischia e Centro Italia. Ma non solo: sono stati annunciati anche provvedimenti nell’ambito della pubblica amministrazione con la ministra Giulia Bongiorno. Il dl arriva in una giornata tesa in cui il presidente della Liguria, Giovanni Toti, si è lamentato dell’esclusione degli enti locali dalla decisioni. “Oggi il Governo ha deciso di dare una mano a Genova, ben venga, ci mancherebbe altro. È stato anche lì nei giorni successivi alla tragedia: noi non ce lo scordiamo. Credo che sia una cosa più unica che rara che un decreto legge che dovrebbe servire per aiutare una città, una regione venga fatto quasi all’insaputa delle istituzioni locali. Non è stato chiamato Marco Bucci (sindaco di Genova, ndr), non è stato chiamato Giovanni Toti. In altri tempi, quando il galateo della politica era un pochino più sofisticato, in questi casi addirittura si chiamavano a partecipare al Consiglio dei ministri le istituzioni locali, perché sappiamo di cosa abbiamo bisogno”.

Conte: “Domani torno a Genova ma non a mani vuote”

Da Roma arriva la risposta direttamente dalla conferenza stampa: “A Genova abbiamo detto che saremmo tornati presto: domani sarò a Genova a ricordare la triste ricorrenza, ma non torno a mani vuote, torno con questo decreto per consentire l’intrapresa per il ripristino delle condizioni di vita delle popolazioni locali” dice Conte che ha annunciato che ci “sarà commissario straordinario ad hoc che avrà ampi poteri di procedere e di disporre, e consentire a Genova di avere un ponte più bello, più nuovo e un rilancio della sua immagine”. Non c’è il nome del commissario che sarà nominato dal premier, ma sembra che la scelta cadrà proprio su Toti. Il premier ha quindi illustrato le iniziative per il capoluogo ligure: dalle agevolazioni fiscali per le imprese alla facilitazioni per la viabilità e la costruzione del ponte. “Il nome del commissario straordinario sul ponte sarà indicato con un decreto del Presidente del Consiglio”. E Conte assicura che presenterà il lavoro del governo a Toti e al sindaco Bucci e ascolterà i loro contributi. Intanto Autostrade si dice pronta a realizzare, insieme a Fincantieri, il ponte sul progetto di Renzo Piano nel minor tempo possibile. Il decreto, che contiene gli interventi di sostegno alla città ma anche una serie di misure per le infrastrutture, è uscito da un non facile consiglio dei ministri.

A rallentare l’esame, le divergenze tra le due anime del Governo sul capoluogo ligure e sulle misure da prendere dopo il crollo: tra i nodi, in particolare, il nome e i poteri da attribuire al nuovo commissario per la ricostruzione. Tensioni prontamente smussate dal Governo: “Si tratta di limature, non di contrasti. Tutto si aggiusta”, hanno spiegato fonti dell’esecutivo che ha poi scelto la via di un confronto con le amministrazioni locali prima di scegliere il nome del commissario. Una scelta che, non è escluso, potrebbe ricadere proprio o sul governatore Toti o sul sindaco Bucci, che però – non è un segreto – puntano a velocizzare la ricostruzione coinvolgendo anche Autostrade, soluzione invece invisa al vicepremier Luigi Di Maio e al ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli.

Autostrade: “Pensiamo di poter dare molto a Genova”

Intanto Autostrade per l’Italia assicura di essere pronta a ricostruire e ribadisce la propria disponibilità a dispetto delle intenzioni del Governo di tenerla fuori dai giochi. “Pensiamo di poter dare molto a Genova, in particolare un ponte ricostruito secondo il progetto di Renzo Piano insieme a Fincantieri nei più brevi tempi possibili”, ha detto l’ad Giovanni Castellucci a Porta a Porta, insistendo sulle capacità della sua società (“i ponti li sanno fare tutti ma noi pensiamo di avere una capacità esecutiva veloce”) e ribadendo l’apertura a Fincantieri (più neutro, invece, su Italferr: “una grande azienda, fa più o meno il nostro mestiere nell’ingegneria”). In attesa della battaglia legale (“oggi non è opportuno parlare di carte bollate”), infine, il manager ha ribadito come sul ponte non sia mancata la manutenzione e ha assicurato il proprio impegno perché emerga la verità: “La responsabilità ce la sentiamo tutta”, ha detto, ma per parlare di colpa – ha ribadito – bisogna prima capire cosa è successo.

Toninelli annuncia l’Agenzia nazionale per le Infrastrutture

Con il decreto urgenze che istituisce l’Agenzia per la sicurezza di strade, autostrade e ferrovie, arriva anche l’obbligo di applicare “semplici sensori” che consentiranno “il monitoraggio costante, sette giorni su sette, h24 delle nostre infrastrutture” ha detto il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli al termine del Cdm spiegano che “in seguito alle segnalazioni quali infrastrutture dovranno essere monitorate, che dialogano con i satelliti, un semplice spostamento millimetrico allarme blocco infrastruttura“. Si tratta di “un’opera titanica. Passiamo dalla logica dell’ermegenza alla logica della prevenzione“.

Il responsabile dei Trasporti ha parlato anche di un maggiore controllo su concessioni e tariffe: “Le tariffe autostradali sono aumentate molto più dell’inflazione finora perché non c’era un ente che andasse a definire i dati scientifici, sommati i quali ne derivava il costo di un pedaggio autostradale”. Con il decreto “ci sarà un controllo sulle concessioni e sulle tariffe applicate da queste” in tal modo, “i costi dei pedaggi potranno calare“. “Questo è un decreto che risponde a una necessità non solo di Genova ma alla sicurezza di tutte le nostre infrastrutture. Passiamo dalla logica dell’emergenza a quella della prevenzione: creiamo un’agenzia nazionale sulla sicurezza delle infrastrutture, assumendo 250 giovani ingegneri che andranno in tutta Italia per controllare lo stato di salute di tutte le infrastrutture, come un vero e proprio organo di ispezione e vigilanza. Potranno obbligare e sanzionare il concessionario a fare interventi di messa in sicurezza”. Sarà costituito un archivio nazionale delle opere pubbliche: “La Banca dati unica centrale – ha spiegato – farà una fotografia dinamica e continua sullo stato di salute delle nostre infrastrutture a livello nazionale. Con questo sistema informatizzato sapremo da qui a pochi mesi come stanno le nostre infrastrutture“.

Fonte: ansa.it e ilfattoquotidiano.it

Ricorrenze

5 settembre 1938: la pagina più vergognosa della storia d’Italia

Ottant’anni fa vennero introdotte le leggi razziali volute dal fascismo. Fu l’inizio di una lunga notte durata sette anni.

Sono passati ottant’anni da quando in Italia furono promulgate le leggi razziali. Si tratta di una serie di regi decreti legge che, tra l’estate e l’autunno del 1938 a cominciare dal 5 settembre, furono firmati da Benito Mussolini in qualità di capo del governo e poi promulgati dal re Vittorio Emanuele III, tutti tendenti a legittimare una visione razzista della cosiddetta “questione ebraica”. Esse furono abrogate con i regi decreti-legge numeri 25 e 26 del 20 gennaio 1944, emanati durante in Regno del Sud quando il governo italiano guidato da Badoglio dopo la fuga da Roma si era trasferito a Brindisi.

Le leggi razziali

Il primo di quelli che sono stati definiti i “decreti della vergogna” risale al 5 settembre 1938 e fissava “Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista” mentre è di due giorni dopo, il 7 settembre, il testo che fissava “Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri”. Il loro contenuto viene annunciato per la prima volta il 18 settembre 1938 a Triste da Benito Mussolini in occasione di una sua visita alla città. Il mese successivo, il Gran consiglio del fascismo emette una “dichiarazione sulla razza”: è il 6 ottobre e viene successivamente adottata dallo Stato sempre con un regio decreto legge che porta la data del 17 novembre 1938. Nel contesto in cui si inquadrano le cosiddette ‘leggi razziali’ del fascismo bisogna includere anche il famigerato ‘Manifesto della razza’, pubblicato originariamente in forma anonima sul ‘Giornale d’Italia’ il 15 luglio 1938 col titolo “Il Fascismo e i problemi della razza”, quindi ripubblicato sul numero uno della rivista ‘La difesa della razza’ il 5 agosto firmato da 10 scienziati.

Chi era ebreo

Per la legislazione fascista era ebreo chi era nato da: genitori entrambi ebrei, da un ebreo e da una straniera, da una madre ebrea in condizioni di paternità ignota oppure chi, pur avendo un genitore ariano, professasse la religione ebraica. Nel 1939 fu introdotta con un’integrazione al Regio decreto del novembre 1938 la figura del cosiddetto ‘ebreo arianizzato’ verso il quale le leggi razziali furono applicate con alcune deroghe e limitazioni.

I divieti

Con le leggi razziali, con le quali veniva anche revocata della cittadinanza italiana concessa a ebrei stranieri in data posteriore al 1919 sono entrati in vigore tutta una serie di divieti per gli ebrei: non era autorizzato il matrimonio tra italiani ed ebrei, era vietato per gli ebrei di avere alle proprie dipendenze domestici di razza ariana. Inoltre le leggi prevedevano il divieto per tutte le pubbliche amministrazioni e per le società private di carattere pubblicistico (banche e assicurazioni) di avere alle proprie dipendenze ebrei, il divieto di trasferirsi in Italia a ebrei stranieri, il divieto di svolgere la professione di notaio e di giornalista e forti limitazioni per tutte le cosiddette professioni intellettuali, il divieto di iscrizione dei ragazzi ebrei – che non fossero convertiti al cattolicesimo e che non vivessero in zone in cui i ragazzi ebrei erano troppo pochi per istituire scuole ebraiche – nelle scuole pubbliche, il divieto per le scuole medie di assumere come libri di testo opere alla cui redazione avesse partecipato in qualche modo un ebreo.

5 settembre 1938: la pagina più vergognosa della storia d’Italia
Wikipedia

Professori ebrei

Fu inoltre disposta la creazione di scuole – a cura delle comunità ebraiche – specifiche per ragazzi ebrei. Gli insegnanti ebrei avrebbero potuto lavorare solo in quelle scuole. Infine vi fu una serie di limitazioni da cui erano esclusi i cosiddetti arianizzati: il divieto di svolgere il servizio militare, esercitare il ruolo di tutore di minori, essere titolari di aziende dichiarate di interesse per la difesa nazionale, essere proprietari di terreni o di fabbricati urbani al di sopra di un certo valore. Per tutti fu disposta l’annotazione dello stato di razza ebraica nei registri dello stato civile.

La fuga degli intellettuali

Le leggi razziali diedero un colpo mortale al mondo della ricerca e dell’università. Furono un totale di oltre 300 i docenti epurati dagli italiani in seguito all’introduzione delle leggi razziali, senza contare i professori di liceo, gli accademici, gli autori di libri di testo messi all’indice e i tanti giovani laureati e ricercatori, la cui carriera fu stroncata sul nascere.

Alcuni degli scienziati e intellettuali ebrei colpiti dal provvedimento del 5 settembre (riguardante in special modo il mondo della scuola e dell’insegnamento) emigrarono all’estero. Tra loro personalità del calibro di Emilio Segrè, Bruno Pontecorvo, Franco Modigliani, Arnaldo Momigliano, Uberto Limentani, Umberto Cassuto, Carlo Foà, Amedeo Herlitzka. Con loro lasciarono l’Italia anche Enrico Fermi e Luigi Bogliolo, le cui mogli erano ebree.

Fonte: agi.it Articolo di A. Cauti (qui)