Austerity, Politica, Terremoto

L’Aquila 2009-2019 – La scuola è ancora in moduli provvisori: ‘Nei container di lusso lavoriamo per mantenere la comunità’

 

“La scuola dovrebbe essere una priorità per il futuro, ma è stata dimenticata”. Se c’è un caso emblematico della lentezza della ricostruzione pubblica, all’Aquila, è quello delle scuole. Nonostante le promesse e i soldi erogati, gli studenti sono ancora nei Musp (Moduli ad Uso Scolastico Provvisori), in periferia. Nessuna delle scuole del centro è tornata agibile. Clamoroso il caso del Cotugno, inizialmente fatto rientrare in un edificio ‘vero’, a seguito di una richiesta di accesso agli atti di alcuni genitori e insegnanti si è rivelato essere inagibile. Sfrattati per una seconda volta, dopo un periodo di ’scuola pomeridiana’ ospiti di altri istituti, hanno finalmente ri-ottenuto un Musp, anzi cinque, in parti opposte della città. “È un odissea che sembra non finire mai – spiega la dirigente scolastica Serenella Ottaviano -. Le scuole hanno lavorato tantissimo per mantenere la comunità e offrire il massimo dell’offerta formativa possibile, eppure a 30 chilometri da qui sembrano essersi dimenticati di noi”.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Politica, Terremoto

Terremoto, Rosato in tv sbaglia i numeri: “Ad Accumoli già aperti 2mila cantieri”. Ma sono solo tre, la ricostruzione è ferma

Uno sguardo unico e tragico dopo il sisma proprio dentro la zona rossa. Accumoli uno dei paesi più devastati dal terremoto.

“Da sindaco di Accumoli posso garantire che qui non abbiamo 2mila cantieri ma tre e tutti privati”. Il primo cittadino Stefano Petrucci non usa giri di parole: “L’onorevole Rosato dà i numeri, forse ha preso i dati dei comuni di tutto il cratere, francamente non so. Ma quella uscita in diretta tv è suonata come l’ennesima presa in giro da parte di chi meglio d’altri dovrebbe conoscere la situazione, almeno meglio di chi si incontra per strada”. Petrucci, al telefono col fattoquotidiano.it, si unisce così ai concittadini della cittadina laziale colpita dal sisma del 2016 che da mercoledì sera riversano il loro sdegno all’indirizzo del vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, reo di aver difeso in tv l’operato del precedente governo Pd con numeri campati in aria.

Rosato era ospite della trasmissione “Stasera Italia” dedicata alla ricostruzione post sisma. In collegamento alcuni residenti che denunciano lo “stato d’abbandono” in cui versano case e famiglie nonostante promesse e impegni assunti sin dal precedente governo e mai mantenuti. Rosato è stizzito e risponde alle polemiche, numeri alla mano: “Solo ad Accumoli – scandisce leggendo alcuni fogli – ci sono 2mila cantieri aperti e 402 immobili privati già ricostruiti, nei quali sono tornate le famiglie”. Solo che i numeri non sono certo quelli di Accumoli e lasciano i residenti del cratere con l’amaro in bocca. Stridono per giunta con i dati in possesso dei comitati civici nati subito dopo il sisma, che dichiarano: “Solo il 10% delle pratiche per la ricostruzione sono state approvate”.

“Qui non c’è ricostruzione, qui non ci sono case ma solo bungalow. Qui non c’è lavoro, qui gli anziani vivono isolati dentro casa senza neppure una linea telefonica fissa. Rosato venga a prendersi un caffè da noi. Ma ben coperto, qui le temperature arrivano a -12. E purtroppo rischia di stare senza riscaldamentovisto che a causa del freddo i boiler si bloccano e di camini… non ne abbiamo”, dichiarano Sabrina Fantauzzi e Rita Marocchi del Comitato Illica Vivecommentando l’epic fail del vicepresidente di Montecitorio. “Siamo sinceramente tramortite. Informiamo Rosato che i fogli che leggeva in trasmissione contengono falsità”. Sulla bacheca del deputato Pd fioccano reazioni indignate: “Quando parla dei terremotati in televisione si rende conto che la sentono dire eresie?”. Rosato non replica sul punto, non chiede scusa, al cellulare non risponde.

Composta, ma non meno ferma, la reazione del sindaco Petrucci, al terzo mandato in scadenza a maggio. “Rosato è caduto sui numeri, un lapsus diciamo. Lo scivolone è però indice della poca cura di chi, promettendo di aiutarci, ci ha poi lasciati soli spingendoci verso il baratro”. Pur avendo patito danni enormi, Accumoli è rimasta a lungo in ombrarispetto ad altri comuni e lo stallo in cui si trova da tempo sta compromettendo il tentativo di arginare lo spirito di resa tra gli abitanti. Questa la fotografia della situazione. “Sono tornate qui circa 200 famiglie in case provvisorie, le agibilitàsi contano sulle dita di una mano, cinqueo sei di qualche azienda agricola realizzata recentemente”.

E la ricostruzione? “Sono stai rilasciati tre decreti della ricostruzione privata, lo sgombero macerie è al 60-70% ma le attività propedeutiche alla ricostruzione si devono cominciare da zero”. L’incaglio è tra norme e fondi, e questo sarà oggetto del confronto con il neodelegato alla ricostruzione Vito Crimi che lunedì sarà in visita nel comune reatino. “La speranza è che almeno lui ci ascolti. Da 15 mesi abbiamo finanziati circa 35 milioni di opere pubbliche formalmente impegnati dal precedente governo ma nulla si muove, ma se non ci sarà uno snellimento normativo non saranno mai spesi. Chiaro poi che se il vicepresidente della Camera va in tv a dire che tutto va a gonfie vele la ricostruzione di Accumoli sarà difficile”.

Fonte: ilfattoquotidiano.it (qui)

Inchieste, Terremoto

A denti stretti. Vivere nel «cratere» del terremoto due anni dopo.

Sono passati due anni dalle 3.36 del 24 agosto 2016, da quel terremoto che le devastanti repliche di due giorni dopo e del 30 ottobre – quando fu raggiunta la magnitudine di 6.5 – costrinsero a definire non col nome di una zona o di una regione ma come “del Centro Italia”, a significare la vastità dell’area coinvolta. Quella notte le scosse colpirono con violenza micidiale, provocando circa 300 vittime e danni e distruzioni ingentissime.

Nessuno di chi si è trovato nell’area che successivamente sarebbe stata chiamata “cratere”, pur fortunato per non aver patito crolli, dimenticherà come ha vissuto le ore seguenti alla scossa, in attesa dell’alba: fuori casa o come noi incollato alla tv e navigando sui social alla ricerca affannosa di dare una dimensione a quanto successo, chiedendosi dove il disastro si fosse consumato in maniera più catastrofica. Col divano allontanato dalla parete per essere al sicuro almeno dai libri.

Il giorno successivo ci ha consegnato le immagini di morte e distruzione di Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto. Ora quei paesi e i centri soprattutto maceratesi quasi annientati dalla scossa del 30 ottobre, sono costellati dai villaggi delle Sae, l’acronimo di “Soluzioni abitative in emergenza” diventato familiare a tutti gli italiani. Le macerie sono state rimosse, ma tante ferite sono ancora lì, nonostante le numerose scuole realizzate a tempo di record. Chi passa per Camerino, Muccia, Pieve Torina, Visso… incontra una sequela di case sventrate, di chiese ed edifici pubblici lesionati e puntellati, di servizi essenziali basati in container, di “zone rosse” devastate e transennate.

Nel frattempo altre macerie si sono aggiunte, a Ischia, in Molise e ultime quelle particolarmente crudeli, perché causate dall’uomo, di Bologna e Genova. Macerie da Nord a Sud, che costellano un Paese affaticato e che – come noi protagonisti di questo secondo anniversario, senza alcun desiderio di festeggiare – stenta ancora a risollevare lo sguardo e a recuperare il sorriso.

Alle fine della seconda estate successiva alle scosse nessuno è senza un tetto, ma ben pochi sfollati sono potuti rientrare nelle proprie case. La scelta compiuta dopo le scosse dell’agosto 2016 di accentrare la gestione burocratica della ricostruzione ha rappresentato un “peccato originale” che continua a pesare. Eppure c’era il precedente virtuoso del sisma del 1997 in cui la responsabilizzazione delle Regioni Umbria e Marche aveva prodotto una ricostruzione rapida e senza ombre. Stavolta invece in questi due anni è stato un susseguirsi di leggi e ordinanze che hanno progressivamente allargato le maglie soffocanti delle prime disposizioni. Fino al Decreto 155 (quello denominato “Dignità”) del 7 agosto scorso e all’ultima ordinanza del commissario di Governo De Micheli, che porta la stessa data e si intitola emblematicamente “Semplificazione dell’attività istruttoria per l’accesso ai contributi per gli interventi di ricostruzione privata”.

Finalmente sembra spianarsi la strada per l’avvio della ricostruzione privata, finora di fatto bloccata per le “difformità” che riguardano la quasi totalità delle abitazioni danneggiate – tante le case di campagna, gli edifici antichi in pietra… –, cioè la non perfetta corrispondenza dell’edificato rispetto ai documenti catastali pur nell’evidente assenza di intenzioni fraudolente. Rimane a pesare il numero insufficiente di persone all’opera negli Uffici Ricostruzione regionali e i criteri non sempre omogenei con cui sono valutate le pratiche.

Se la ricostruzione privata appare finalmente in condizione di muovere i primi passi, è di fatto ancora al palo quella pubblica, una situazione che coinvolge pesantemente anche le chiese, per la prima volta comprese entro questa classificazione: le procedure imposte sono tali da mettere in difficoltà molti Comuni, figuriamoci Diocesi povere e pesantemente colpite. Solo i piccoli interventi, che riguardano però un numero esiguo di edifici sacri, potranno giungere a compimento entro l’anno prossimo, mentre i lavori di maggiore entità non potranno essere avviati prima del 2020.

Nel frattempo tantissimi paesi hanno cercato di ridare normalità alla propria estate, tornando a vivere, magari in forma ridotta, le sagre estive che ogni comunità era da decenni solita proporre. Le code che in tanti casi è stato necessario affrontare per ottenere la grigliata di agnello, gli arrosticini o il “polentone” sono il buon auspicio che questa fine estate consegna a chi deve agire perché finalmente la ricostruzione faccia sentire un rumore diverso da quello delle carte protocollate.

Fonte: avvenire.it Articolo di P. Chinellato (qui). Video da YouTube (qui)