L’impatto dell’intelligenza artificiale (IA) sulla pubblica amministrazione (PA) italiana è destinato a essere profondo e trasformativo, con effetti significativi sulla forza lavoro del settore pubblico. Secondo il rapporto di FPA Data Insight del maggio 2024, l’IA rappresenta una “terza ondata” di cambiamento per la PA, successiva al disinvestimento nel settore pubblico degli ultimi 15 anni e all’accelerazione della digitalizzazione innescata dalla pandemia di Covid-19.

Effetti sulla forza lavoro

Uno degli aspetti più critici riguarda l’esposizione dei dipendenti pubblici all’IA. Il rapporto stima che il 57% dei dipendenti pubblici, pari a circa 1,85 milioni di individui, è altamente esposto all’IA, con un potenziale impatto diretto sulla loro attività lavorativa. Tra questi, l’80% potrebbe beneficiare positivamente dall’integrazione dell’IA, soprattutto in ruoli dirigenziali e di leadership, dove l’IA potrebbe fungere da potente strumento per migliorare l’efficienza e la qualità del lavoro. Tuttavia, il 12% dei dipendenti, circa 218.000 individui, potrebbe essere vulnerabile alla sostituzione, specialmente in ruoli meno specializzati e con compiti ripetitivi.

Il settore dell’istruzione e della ricerca emerge come il comparto con il maggiore numero di addetti fortemente esposti all’IA, mentre le funzioni centrali e locali della PA mostrano una percentuale elevata di esposizione, con rispettivamente il 96,2% e il 93,5% del personale coinvolto.

Complementarietà vs. Sostituzione

Il rapporto sottolinea che l’IA non rappresenta solo una minaccia di sostituzione, ma anche un’opportunità di complementarità. In molti casi, l’IA potrebbe arricchire il lavoro umano, migliorando la produttività e liberando i lavoratori da compiti ripetitivi per concentrarsi su attività più qualificate. Tuttavia, vi è un rischio concreto di “automation bias”, ossia la tendenza a delegare eccessivamente decisioni all’IA senza la necessaria supervisione, che potrebbe portare a errori significativi.

Le amministrazioni che adotteranno l’IA

Le amministrazioni pubbliche che sapranno integrare efficacemente l’IA nei loro processi operativi saranno in una posizione di netto vantaggio rispetto a quelle che ignoreranno questa tecnologia. Queste amministrazioni potranno non solo migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi offerti, ma anche attrarre nuovi talenti e promuovere un ambiente di lavoro più innovativo e flessibile. Al contrario, le amministrazioni che non adotteranno l’IA rischiano di rimanere indietro, incapaci di competere in un contesto sempre più digitalizzato e tecnologicamente avanzato.

Conclusioni

L’integrazione dell’IA nella pubblica amministrazione italiana è inevitabile e porterà con sé sfide significative, soprattutto in termini di gestione della forza lavoro. Sarà fondamentale per la PA non solo adottare tecnologie avanzate, ma anche investire in formazione e sviluppo delle competenze, per garantire che l’IA diventi uno strumento di empowerment piuttosto che di esclusione. In questo contesto, la capacità delle amministrazioni di governare efficacemente questi processi di cambiamento determinerà il successo o il fallimento di questa trasformazione epocale.

Fonte: L’impatto dell’intelligenza artificiale sul pubblico impiego (maggio 2024)

Immagine: Realizzata con Dall-E

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