Emergenza, Salute

Cov19, se lo struzzo si guarda la coda…

… e così tolta per un istante la testa dal buco dell’insipienza si accorge del focolaio che lo ha preso, del bruciore che la coda in fiamme lo attanaglia, butta un po’ d’acqua tanto per fare qualcosa e poi giù di nuovo la testa. Non si accorge il povero animale che il fuoco lo circonda, non comprende che solo una pianificazione del futuro può aiutarlo tiene la testa dove spera possa ritrovarla.

Ed al 18 giorno dall’inizio dei primi casi segnalati in Italia il governo limita, più o meno, la mobilità in Lombardia ed un po’ di altre province… lungimiranza? pianificazione? Non pervenuti.

Ora che anche ai meno brillanti in aritmetica dovrebbe essere chiaro che un tasso di mortalità al 2% su una malattia non controllata che si può diffondere all’intera popolazione è un’ecatombe non dovrebbe sfuggire che il contagio si è ormai diffuso ben oltre la Cina e la Lombardia… 

Per contenere e controllare serve fermare e dare regole all’intera nazione (direi Europa, ma questa se esiste pare aver infilato la testa ben più in profondità).

Fermare l’Italia vorrebbe dire controllare il virus ed organizzarci come nazione, non diffondere in zone oggi meno colpite vorrebbe dire poter disporre delle risorse presenti in tali zone e metterle a disposizione delle zone che più duramente stanno combattendo.

Pensiamo ai medici, in Lombardia siamo al collasso delle strutture, abbiamo medici ed infermieri positivi al virus che lavorano in corsia, negli ambulatori, per strada perché non c’è possibilità di sostituirli: o loro o nessuno.

Suvvia siamo una Nazione, che i medici dei grandi Ospedali del centro e del sud vengano dislocati al nord! Se la sanità è Nazionale, ed è stata usata in tale forma quella del nord da sempre, che lo sia anche in questo momento. Mandiamo sanitari a rimpolpare le fila della Sanità Lombarda, diamo fiato a chi rischia di perdere la sfida al fronte. Prendiamo attrezzature dagli Ospedali delle zone non contagiate, sterilizzate dal blocco totale, e mandiamole al fronte.

Dove sono le colonne di aiuti che siamo abituati vedere ‘scendere’ in soccorso delle regioni colpite da terremoti, inondazioni e simili? Siamo ormai a 366 morti, sono passati 21 giorni e non si vedono colonne di mezzi ed aiuti pronti a ‘salire’ verso il nord. Italia se ci sei batti un colpo.

Una nota a margine.

Avevo azzardato per settimana scorsa una previsione di deceduti a quota 200. Sono stato purtroppo smentito per difetto in realtà la settimana scorsa si è chiusa con il triste bilancio di 366 decessi. Ad oggi il totale dei morti per Coronavirus è di 463. Cosa aspetta lo “Struzzo” a decretare per tutto il Paese il blocco di ogni attività non indispensabile? Lo Stato, in questo Paese, è in grado di svolgere la propria funzione?

Intanto arrivano nuove misure. Estese all’intero Paese le limitazioni vigenti in Lombardia e nelle 14 province. Ma non il blocco totale. Ancora un decreto dello struzzo, ma non il blocco totale imposto. Solo se i cittadini saranno obbligati a stare a casa si potrà davvero limitare il virus. Ma arrivare a questo quanti morti ancora dobbiamo contare?

di Massimo Gelmini del 09/03/2020

Coronavirus, Emergenza, Governo, Salute

Covid-19, ecco la strategia dello struzzo.

I morti oggi sono arrivati a 107, mentre i malati sono 2.706.

Parrebbe che mentre il resto del mondo adotta strategie di contenimento ultrarestrittive sulla scia di ciò che è avvenuto ed avviene tuttora a Wuhan l’approccio italiano sia diverso: tutto sommato lasciamolo diffondere e vedremo quel che sarà…
Non potendo immaginare che questa sia una scelta dettata da incapacità totale, incomprensione dei rischi o palese inadeguatezza che coinvolgerebbe politici e tecnici di vario ordine e grado possiamo ipotizzare si tratti di una scelta razionale governata da una qualche ragione.
Trovo due spiegazioni possibili: qui da noi si ritiene che il virus non sia poi così preoccupante, ma questo smentirebbe l’ipotesi precedente di una classe dirigente che sa quanto sta mettendo in atto, visto che alla stessa basterebbe guardare nei propri ospedali per capire la gravità della situazione.
La seconda che forse è più probabile è economica: quanto costa fermare una nazione od un territorio?
Se adottassimo il modello Wuhan semplicemente il PIL andrebbe a 0 (zero) per un certo periodo di tempo. Quanto? Se pensiamo che la risposta sia due settimane stiamo sbagliando, ripeto basta guardare Wuhan… la risposta più ottimistica vede uno stop completo di un mese con una ripresa progressiva di altri 2 mesi per poi essere nuovamente a regime. Perdita complessiva del 25% del PIL dell’are interessata?
Si può obiettare che il Nord sia già fermo ma non è vero, sicuramente una serie di esercizi commerciali stanno lavorando in modo ridotto ma le aziende sono generalmente operative, le persone si possono muovere, e le merci circolano senza problemi. Quindi diciamo che la strategia attuale non sta impattando in modo drastico sul PIL. La situazione però peggiorerà, i morti aumenteranno quindi qualche azione bisognerà pur prenderla… ma se non la si prendesse? Forse il PIL delle Aziende ne risentirebbe di meno di un fermo totale? Nel giro di qualche mese senza interrompere nulla la cosa sarebbe autorisolta: tutta la popolazione avrebbe contratto il virus, chi ammalandosi, chi in modo asintomatico, chi perdendo nella lotta. Ed in tutto questo avremmo una certezza: chi è rimasto l’infezione l’ha già superata! E più o meno, nel frattempo, il sistema ha continuato a produrre, come un bel formicaio attaccato da un formichiere che non per questo cessa di lavorare…
Certo però che un dubbio ora mi assale… a oggi non si sa praticamente nulla di questo virus, della reale possibilità di immunizzarsi, degli effetti a lungo periodo sul corpo di chi viene contagiato…
sia mai che i decisori abbiano deciso di giocare una partita a poker coperto con qualcosa che nessuna ha ancora compreso… forse le mie ipotesi di partenza sono troppo ottimistiche, speriamo di sbagliare e torniamo ai numeri.

La prova di questa strategia dello struzzo. La conferma di questa strategia? Basta attendere Domenica e constatare che i decessi supereranno quota 200. Spero di sbagliare, ma i numeri purtroppo non possono essere discussi.

di Massimo Gelmini 03/03/2020

Coronavirus, Emergenza, Salute

COVID-19. Quelli che… il 2% non ci fa paura.

Nel panorama urlante di chi vuole raccontarci la propria verità un po’ di logica può essere la soluzione in grado di permettere ad ognuno di capire e fare scelte ponderate.

Partiamo da qualche numero: il totale ad oggi dei soggetti contagiati è pari a 81.000 questi 30.000 sono guariti, 48.000 sono ancora malati e 2.700 sono morti. Dei 48.000 malati 39.000 sono in condizioni normali, i restanti 9.000 sono in condizioni critiche e sono tipicamente ospedalizzati in strutture di terapia intensiva.

Ci aiutano questi numeri a comprendere il fenomeno? Possiamo confrontarli con i numeri dell’influenza o di qualche altra malattia a piacere? Direi di no, sarebbe come confrontare mele e pere… dovrebbe essere tuttora spiegato anche alle elementari (si ok ciclo primario) che per fare confronti bisogna confrontare elementi omogenei…

Allora rendiamo omogenee le cose… e trasformiamo queste informazioni in percentuali, in modo da rispondere alla semplice domanda: fatti 100 i soggetti interessati quanti sarebbero i guariti? Ed i morti?

Prendiamo i numeri precedenti e dividiamoli per il totale dei casi e otteniamo che il 38% sono guariti, il 59% sono ancora malati ed il 3% non ce l’ha fatta.

Va bene ho fatto qualche arrotondamento ma poco cambia sapevamo che i decessi si attestavano tra il 2% ed il 3% quindi? Il 2% è tanto o poco?

Beh noi Italiani dovremmo saperlo bene, ci strapperemmo le vesti di dosso se aumentassero l’IVA di due punti percentuali! O se si dovesse introdurre una patrimoniale del 2%…

Quindi 2% è tanto se si parla di soldi, ed è tanto anche se si parla di morti… Su una popolazione di 60 milioni di abitanti ad oggi in Italia sono decedute circa 100 mila persone… lo 0,16 % della popolazione…

Se il tasso di mortalità del Coronavirus, anche chiamato COVID-19 (*), è del 2% non vuol dire però che moriranno un milione e rotti di persone, perché fortunatamente non tutti e sessantamilioni di italiani verranno contagiati…

E questo è un punto fondamentale del nostro ragionamento il 2% è tanto e i sui effetti si traducono nella vita reale quanto più alto è il totale delle persone contagiate… ragione per la quale minimizzare i contagi è cosa buona.

E l’influenza allora? Perché la lasciamo correre? Semplicemente perché si risolve in 3 giorni, non richiede ospedalizzazione ed ha un tasso di moralità di circa il 3 per cento mila.

di Massimo Gelmini, 27/02/2020.

 

(*) Per chi vuol saperne di più sul COVID-19 qui

 

Benessere, Salute

Cucinelli: “Inutile lavorare più di 6-8 ore. Staccate gli smartphone e vivete”

L’imprenditore intervistato d QN: “Ognuno deve avere uno spazio riservato non invaso dalla tecnologia”

“È inutile lavorare più di 6-8 ore. E ai lavoratori dico: staccate lo smartphone e vivete”. Parola dell’imprenditore Brunello Cucinelli che in un’intervista al Quotidiano Nazionale delinea la sua idea sul lavoro e su quali siano le priorità di ogni lavoratore durante la propria giornata.

“Ognuno deve avere uno spazio riservato che non può essere invaso dalla tecnologia. Dovrebbe vivere una vita pubblica, una vita privata e una vita segreta. Un aggettivo senza connotazioni romantiche o risvolti penali, ma letto nel senso di spirituale, intima, una vita solo tua”.

Cucinelli parla del divieto dato ai dipendenti di usare la mail nel weekend.

“A dire la verità il divieto scatta dalle 17.30 di ogni giorno e vale per tutto il fine settimana. I 1700 dipendenti del mio gruppo lo sanno, vale la regola di San Benedetto. Devono trovare un equilibrio nelle loro vite. Tutti hanno bisogno di curare la mente con lo studio, anche l’anima ha bisogno di mangiare ogni giorno”.

Fonte: huffingtonpost.it (qui)

Inquinamento, Salute, Territorio bresciano

Ambiente, Ispra: “Brescia è la città più inquinata d’Italia, Viterbo la più pulita”

A Brescia la lobby degli inquinatori seriali è sempre ben protetta. Politica, banche i loro alleati. Non sorprendiamoci per il risultato. E la magistratura? Ancora quanti morti prima che si intervenga? Possibile che questo costo umano nessuno lo debba pagare?

In 19 città è stato superato il livello di polveri sottili almeno una volta nel 2018. Male Lodi e Torino. Roma maglia nera per le voragini.

Brescia è la città dove nel 2018 il tasso d’inquinamento è stato più elevato. A Viterbo, invece, si respira aria pulita. A disegnare questo quadro è il Rapporto Ispra-Snpa’ Qualità dell’Ambiente Urbano che analizza il livello di inquinamento in 120 città e 14 aree metropolitane. I dati preliminari, aggiornati al 10 dicembre, evidenziano che nel 2018 in 19 aree urbane è stato superato il limite giornaliero consentito di polveri sottili. A Brescia il livello è stato superato per 87 giorni. Male anche Torino e Lodi dove la concentrazione di particelle inquinanti ha oltrepassato il limite 69 volte nel 2018. A Viterbo, invece, il tetto non è stato superato neanche una volta, per il momento.

Ispra: “Miglioramenti rispetto al 2017”

La situazione, comunque, è in miglioramento: il trend delle concentrazioni di polveri sottili PM10, PM2,5 e biossido di azoto (NO2) – ha assicurato l’Ispra – è in diminuzione. Nel 2017 il valore limite annuale per il biossido di azoto è stato superato in almeno una delle stazioni di monitoraggio di 25 aree urbane, si sono poi registrati più di 25 giorni di superamento dell’obiettivo a lungo termine per l’ozono in 66 aree urbane su 91 per le quali erano disponibili dati e il superamento del valore limite annuale per il PM2,5 (25 g/m) in 13 aree urbane su 84.

Il rapporto evidenzia una significativa tendenza alla riduzione dei livelli di emissione di PM10 primario, quello direttamente emesso dal riscaldamento domestico e dai trasporti, ma anche dalle industrie e da alcuni fenomeni naturali, che si riduce del 19% in 10 anni (2005 al 2015).

Roma sul podio per le voragini: 136 in 10 mesi

Il Rapporto analizza anche i fenomeni relativi al suolo e al consumo del terreno. Roma, per l’Ispra, ha il triste prima delle voragini in strada: negli ultimi 10 mesi del 2018 ne sono state registrate ben 136.

Dissesto idrogeologico: 190mila persone abitano nelle aree a maggior rischio frane

Frane e alluvioni continuano a rappresentare un pericolo per l’Italia. Il rischio è maggiore nel 3,6% delle città, dove risiedono quasi 190 mila abitanti.I valori salgono al 17,4%, superando anche la media nazionale del’8,4%, se si parla di probabilità di alluvioni nello scenario medio. In linea generale nei comuni capoluoghi di provincia, il rischio frana è meno rilevante rispetto a quello del territorio italiano.

Fonte: huffingtonpost.com (qui)

Polmonite, Salute, Territorio bresciano

Epidemia di polmonite, la rabbia dei malati: uniti per chiedere un risarcimento

In 878 sono stati contagiati, già in 15 si sono rivolti all’avvocato. Ma non è ancora chiaro chi sarà chiamato in causa per risarcire i danni.

L’epidemia di polmonite si è fermata, ma sul fronte legionella ora potrebbe aprirsi un nuovo capitolo. Quello dei risarcimenti. Sono già una quindicina le persone che si sono rivolte all’avvocato Donatella Mento, chiedendole di rappresentarli in sede civile. In attesa che la verità emerga sul fronte epidemiologico, c’è chi avanza richieste di risarcimento. Si tratta, per esempio, di un 29enne che è stato tra i primi ad ammalarsi: la polmonite gli ha creato seri problemi di mobilità, perciò oggi il giovane – costretto a una complessa riabilitazione, tuttora in corso – vorrebbe ottenere un indennizzo. 

Così come l’operaio 57enne, di origini sarde, che quest’estate avrebbe lavorato alcuni giorni in un’azienda siderurgica della provincia, costretto poi ad abbandonare il cantiere per via di una polmonite da legionella. Anche il 57enne ha chiesto all’avvocato di rappresentarlo in sede civile.  Sì, ma a chi verrebbe addebitata la richiesta di un risarcimento? All’Agenzia di tutela della salute? O alle aziende le cui torri di raffreddamento sono risultate positive alla contaminazione da legionella? Tema molto complesso, visto che a livello epidemiologico non è ancora stato stabilito chi è all’origine del contagio. Se fosse confermata l’ipotesi delle aziende, che dovevano sanificare le proprie torri, resta da capire se le ditte verranno considerate responsabili della trasmissione batterica o «vittime» dell’intera vicenda, come sostenuto da qualche imprenditore. 

«Prima di avanzare qualsiasi ipotesi — spiega l’avvocato Mento — dobbiamo avere tutto il materiale in mano, comprese le cartelle cliniche che sto raccogliendo. Siamo in un fase iniziale. Ma attendiamo anche i risultati delle analisi che emergeranno dagli studi di Ats e dell’Istituto superiore di sanità». È chiaro che non tutti i pazienti hanno avuto gli stessi esiti: c’è chi ha dovuto fare i conti con una broncopolmonite aggressiva, chi ha riportato lesioni fisiche di lungo periodo o permanenti. E poi ci sono quasi dieci decessi per polmonite: un caso è acclarato, si tratta di legionella; tre sono risultati negativi al batterio; si attendono poi la pubblicazione dei risultati dell’autopsia di due defunti. In tutto, si parla di 878 persone che hanno dovuto fare i conti con una polmonite dai primi di settembre fino al 18 ottobre scorso. Un fenomeno più volte descritto come eccezionale, ma che rischia di lasciare la gente con l’amaro in bocca: poche notizie e l’impressione gattopardiana che ora nulla cambierà.

«Le persone si sentono abbandonate, senza capire a chi possono rivolgersi» prosegue l’avvocato Mento. Che spera di raccogliere altre adesioni per portare avanti una richiesta corale dei tanti pazienti che vogliono giustizia. Almeno sotto il profilo civile. In molti temono che non si arriverà mai a una spiegazione. «Noi che viviamo in queste zone crediamo che l’epidemia sia dipesa dalle tante criticità ambientali: fanghi da depurazione e “gessi” sparsi sui campi, reflui zootecnici e discariche di rifiuti speciali. La gente è molto preoccupata per la propria salute – racconta Carmine Piccolo – ecco perché abbiamo deciso di far nascere il Comitato di salute pubblica “Una corsa per la vita” che presiedo e che sta raccogliendo adesioni di pazienti e loro famigliari». Per Carmine Piccolo la salute è una ferita aperta: questo insegnante ha perso sua moglie quando lei aveva 46 anni. «E’ morta di leucemia, lavorava a Montichiari. Bisogna dire basta a tutto questo: ci vuole un ambiente più sano»

Fonte: Corriere Brescia on line (qui)

Inquinamento, Salute

Avviso ai cittadini: Lo smog accorcia la vita, “annebbia” la mente e rende più stupidi.

Un team di ricerca sino-americano ha dimostrato che l’inquinamento atmosferico ha un impatto negativo e diretto sulle nostre facoltà cognitive, riducendole proporzionalmente in base all’età e ai livelli di esposizione. Gli studiosi hanno condotto un’indagine con 20mila partecipanti sottoposti a test matematici e linguistici.

Lo smog riduce le nostre capacità cognitive e ci rende meno intelligenti. L’effetto dell’inquinamento atmosferico è particolarmente marcato sugli uomini meno istruiti, inoltre cresce proporzionalmente con l’età: più invecchiamo e più diventiamo stupidi a causa dell’aria contaminata che respiriamo. A determinarlo un team di ricerca internazionale composto da studiosi cinesi e americani della Scuola di Statistica dell’Università Pechino e della Scuola di Salute Pubblica dell’Università di Yale. Gli scienziati, coordinati dal professor Xi Chen, docente presso il Dipartimento di Gestione e Politiche della Salute dell’ateneo statunitense, sono giunti a questa conclusione dopo aver analizzato i dati di oltre 20mila cittadini cinesi. Si è trattato del più ampio e approfondito studio di questo genere.

Ma come hanno dimostrato il legame tra smog e impatto sul livello cognitivo? Chen e colleghi hanno innanzitutto calcolato i livelli di inquinamento respirati da tutti i partecipanti sulla base degli indirizzi di residenza. Tra le sostanze prese in esame vi erano il particolato sottile inferiore al PM10 (quello con particelle di 10 micrometri), l’anidride solforosa (biossido di zolfo) e il biossido di azoto; altre come l’ozono e il pericolosissimo monossido di carbonio non sono state invece integrate nei calcoli statistici. Dopo aver determinato effettivamente i livelli di smog respirati da ciascun partecipante, di entrambi i sessi e tutti con un’età uguale o superiore ai 10 anni, hanno sottoposto loro dei test matematici e linguistici (rispettivamente con 24 e 34 domande) per misurarne le capacità cognitive. Dall’analisi dei dati è emerso chiaramente che maggiori erano i livelli di smog e peggiori erano i punteggi nei test cognitivi, con i risultati più scarsi ottenuti dagli uomini più anziani e meno istruiti. Secondo gli scienziati ciò è dovuto al fatto che questa categoria di uomini spesso è impegnata in lavori manuali all’aperto, dunque è più soggetta all’influenza dell’inquinamento atmosferico.

Poiché si è trattato di uno studio di osservazione, Chen e colleghi non hanno trovato un rapporto di causa-effetto tra l’inquinamento e impatto negativo sull’intelligenza, tuttavia i risultati collimano con quelli ottenuti da altre indagini simili. Un team di ricerca dell’Università di Barcellona, ad esempio, aveva dimostrato che lo smog può ‘rallentare’ il cervello dei bambini, riducendo la loro capacità di attenzione e la memoria, mentre un altro studio spagnolo ha evidenziato che i bambini che vanno a scuola a piedi e sono più esposti al particolato sottile PM2.5 manifestano una riduzione nella memoria di lavoro.

L’inquinamento atmosferico, dunque, oltre a essere pericolosissimo per la salute fisica – uccide più di 6 milioni di persone ogni anno, 500mila solo in Europa – deteriora anche quella mentale, anche se non sono ben chiari i meccanismi. La teoria più accredita risiede comunque nel trasporto di tossine nel cervello attraverso il particolato sottile. I dettagli dello studio sino-americano sono stati pubblicati sull’autorevole rivista scientifica PNAS.

Fonte: scienze.fanpage.it (qui)

Inoltre, respirare aria inquinata accorcia la vita di più di un anno, scrive Environmental Science & Technology Letters. Un nuovo studio ha stimato l’impatto delle polveri sottili Pm 2,5 sulle aspettative di vita in 185 paesi, usando i dati del rapporto Global burden of disease. È stata calcolata una riduzione media dell’aspettativa di vita di 1,2 anni a livello globale. I paesi più penalizzati sono Bangladesh, Egitto e Niger, con due anni di vita persi, mentre i migliori sono Svezia, Australia e Nuova Zelanda, con uno o due mesi persi. Inalare polveri sottili aumenta il rischio di tumori, ictus, malattie cardiache e respiratorie.

Fonte: Internazionale 31 agosto 2018.

Ci siamo mai chiesti perché la lotta all’inquinamento è poco convinta? Gli effetti interessano alle élite che mantengono il potere sulle masse “annebbiate”, alle corporation farmaceutiche per tutto l’indotto delle malattie causate dall’inquinamento, alle grandi case automobilistiche che vogliono sfruttare fino in fondo le tecnologie basate sui carburanti tradizionali.

Ricordiamoci queste élite sono contro i popoli.

Emergenza, Montichiari, Salute, Territorio bresciano

Polmonite, nuova morte sospetta a Desenzano: la vittima è un 49enne.

Un 49enne residente nella Bassa bresciana è deceduto martedì al pronto soccorso dell’ospedale gardesano: si sospetta polmonite.

Torna l’incubo : martedì un uomo di soli 49 anni, residente nella Bassa Bresciana, è giunto al Ponto Soccorso dell’ in arresto cardiaco. A nulla sono valsi i soccorsi dei medici del nosocomio che ne hanno dichiarato il decesso.

L’uomo, lo scorso mese, era stato ricoverato nella struttura sanitaria di Desenzano per una . Il sostituto procuratore Maria Cristina Bonomo, titolare dell’inchiesta contro ignoti per colposa, ha quindi disposto l’autopsia sul corpo del 49enne.

L’epidemia da polmonite, unico caso al mondo per entità, ha già colpito oltre 500 persone. Le principali sospettate sono le torri di raffreddamento di alcune aziende della Bassa orientale. La entro fine anno approverà una delibera per imporre la sanificazione delle torri di raffreddamento delle aziende, degli impianti di condizionamento dei luoghi pubblici e degli acquedotti.

Fonte: bsnews.it (qui)

Emergenza, Polmonite, Salute, Territorio bresciano

Polmonite, scagionati (o quasi) dall’Ats i fanghi di depurazione

Fanghi di depurazione scagionati (o quasi) per l’epidemia di polmonite, ma a Carpenedolo gli animi non si placano. Ecco quanto emerso durante la seduta consiliare, cui ha partecipato Fabrizio Speziani, direttore sanitario dell’Ats di Brescia.

«Nel caso specifico della polmonite, probabilmente, i fanghi di depurazione non hanno nessun ruolo», ha affermato Speziani. Il quale, sollecitato dall’opposizione, ha anche precisato che «non sono stati analizzati poiché non c’è la metodica disponibile per rilevare la presenza di legionella».

Nel mirino dell’opinione pubblica sono però finite queste sostanze, il cui uso presenta grandi criticità che non sono negate, né dal direttore sanitario, né dal primo cittadino e dalla sua Amministrazione. «Comunque, si stanno ancora cercando le cause dell’epidemia, che si è concentrata in sette Comuni lungo il fiume Chiese – ha proseguito Speziani -. Ora stiamo continuando a indagare sulle torri di raffreddamento delle aziende e nelle abitazioni di coloro che sono risultati positivi alla legionella.

L’Istituto superiore di sanità si sta inoltre occupando della comparazione tra il tipo di legionella trovata nei campionamenti ambientali e quella trovata nei pazienti». Procedure. È ormai noto l’isolamento di un sierotipo, il 2-14, che non è tra i più diffusi.

Fonte: giornaledibrescia.it Articolo di G. Bonardi (qui), Consiglio Comunale di Carpenedolo dell’8 ottobre 2018 (qui)

Approfondimenti, Salute

Classifica Bloomberg 2018: sanità italiana al 4° posto nel mondo per efficienza. Secondi in Europa dopo la Spagna. Ultimi, Usa e Bulgaria

Appena pubblicata l’ultima classifica Bloomberg Health Care Efficiency che calcola in base ai dati di Banca Mondiale, Oms, Nazioni Unite e FMI quali sono i sistemi sanitari più efficienti al mondo analizzando il rapporto tra costi e aspettativa di vita. E il nostro Paese ci fa una bella figura guadagnando due posizioni rispetto all’anno precedente. Al top Hong Kong. In Europa ci supera solo la Spagna che è terza nel mondo. Francia al 13° posto. Male Regno Unito (35° posto) e Germania (45° posto). Usa a fondo classifica al 54°, subito prima della Bulgaria.

“Vuoi assistenza medica senza prosciugare rapidamente la tua fortuna? Prova Singapore o Hong Kong come i ‘paradisi più sani”. Presenta così Bloomberg la sua ultima classifica Health Care Efficiency che misura il rapporto tra la spesa per la sanità e l’aspettativa di vita in base ai dati 2015 di 56 paesi (fonte: Banca Mondiale, Oms, Nazioni Unite, Fondo Monetario Internazionale) attraverso cui è stato creato un indice di efficienza sanitaria per classificare i paesi che hanno una vita media di almeno 70 anni, un PIL pro-capite superiore a 5,000 dollari e una popolazione minima di 5 milioni.

I risultati. Il podio si conferma anche per quest’anno con Honk Kong, Singapore e Spagna ai primi tre posti. Ma sorpresa al 4° posto è salita l’Italia che rispetto alla precedente valutazione ha guadagnato due posizioni. Italia che ricorda Bloomberg, in un’altra classifica è prima al mondo per popolazione sana.

Al 5° posto c’è la Corea del Sud (che ha perso una posizione), seguita da Israele, Giappone, Australia, Taiwan e Emirati Arabi che chiudono la top ten. Tra gli altri Paesi europei la Norvegia è undicesima, Irlanda al 13° posto e Grecia al 14°. La Francia si attesta al 16° posto mentre il Regno Unito è al 35° (crollo di 14 posizioni) che ha fatto uscire il paese dalla top ten europea.

“Il Regno Unito – scrive Bloomberg –  nel 2016 (anno successivo alla rilevazione) ha votato l’uscita dalla Ue anche a causa del tema degli alti costi e dell’efficienza del servizio sanitario”. Ricordiamo gli slogan durante il referendum della Brexit in cui si prometteva di reinvestire nel Nhs i soldi che non sarebbero più stati trasferiti a Bruxelles. Male anche la Germania che è al 45° posto (in calo di sei posizioni). Da notare come la Thailandia è salita di ben 14 posizioni attestandosi al 27° posto, facendo segnare il maggiore miglioramento annuale, in virtù del fatto che la spesa pro capite è diminuita del 40% a soli 219 dollari, mentre l’aspettativa di vita è salita a 75,1 anni. Inoltre, rileva Bloomberg “l’industria del turismo medico è tra i settori in più rapida crescita”.

A fondo classifica gli Stati Uniti (54° posto). “L’indice Bloomberg riflette il secondo anno intero di ‘Obamacare’, che ha ampliato l’accesso all’assicurazione sanitaria e ha fornito sussidi di pagamento a partire dal 1°gennaio 2014”. Ma questo non sembra essere sufficiente a far crescere l’efficienza del sistema Usa. E la ricerca lo spiega con un esempio eloquente: “Rispetto ai residenti della Repubblica Ceca, che hanno un’aspettativa di vita media quasi in parità con gli Stati Uniti, gli americani spendono più del doppio dell’assistenza sanitaria rispetto al PIL, il 16,8% contro il 7,3%”.


Fonte: quotidianosanita.it (qui). bloomberg.com (la lista completa) (qui).

Emergenza, Salute, Territorio bresciano

Polmonite, contagio fermo da due giorni. Intanto il caso approda in Parlamento. Interrogazione dell’On. Eva Lorenzoni.

 

L’epidemia di polmonite approda in Parlamento. I tanti dubbi attorno all’origine degli oltre 550 casi registrati da inizio mese sono finiti dentro un’interrogazione della Lega Nord rivolta al ministro della Salute Giulia Grillo. Un’interrogazione scritta dalla deputata leghista Eva Lorenzoni e che porta anche la firma di altri parlamentari del Carroccio, Paolo Formentini, Simona Bordonali, Giuseppe Donina e Andrea Dara.

Una richiesta che mette nero su bianco i tanti dubbi emersi in queste tre settimane sull’origine dell’infezione polmonare e che sprona Roma a «supportare Regione Lombardia con ulteriori risorse e le verifiche del caso».

Ma la vicenda non ha solo risvolti politici. Anche il Codacons si è infatti mosso per sollecitare i soggetti colpiti dall’epidemia «a far valere i propri diritti nel procedimento penale». La Procura, si sa, ha infatti aperto un fascicolo contro ignoti per epidemia colposa ed è in attesa dei risultati delle autopsie disposte sugli ultime due morti sospette. Di certo c’è che l’epidemia rallenta ma non si ferma.

L’Istituto Superiore di Sanità ha definito quello bresciano un caso mai visto al mondo, non tanto per la gravità del fenomeno, ma per il numero di malati e l’ampia estensione territoriale. «L’Assessorato regionale al Welfare – continua Lorenzoni – si è mosso celermente, mobilitando immediatamente l’Ats il cui lavoro d’indagine prosegue senza sosta per rintracciare le cause precise di questa epidemia. La pista principale – proseguen – resta infatti la legionella, ma ad oggi ancora non si escludono concause».

Nel frattempo il Codacons, il Coordinamento delle associazioni per la tutela dell’ambiente e la tutela dei diritti dei consumatori, ha deciso di muoversi. L’azione collettiva è rivolta in primis ai casi di legionella, ad oggi 48 quelli accertati su oltre 550 casi di polmonite. «Ma tutti i malati di polmonite sono casi sospetti che potrebbero aver contratto la malattia dal batterio – spiega il referente del Codacons di Brescia Nicola Castiglioni -. Ecco perché ci rivolgiamo a tutti coloro che si sono ammalati in queste tre settimane».

L’Associazione, «per tutelare tutti i residenti nella Provincia di Brescia che sono stati contagiati dal batterio», mette a disposizione la nomina di persona offesa da inviare alla Procura della Repubblica di Brescia. «È il primo atto che permette di segnalare la propria posizione agli inquirenti – spiega una nota -. In caso di rinvio a giudizio tutti gli aderenti all’iniziativa del Codacons saranno ricontattati per effettuare la costituzione di parte civile allo scopo di ottenere il risarcimento dei danni subiti».

Intanto…

I numeri dei contagi da legionella sono fermi da due giorni. Questo emerge dai report  sull’emergenza sanitaria che si è sviluppata da inizio settembre nella Bassa Bresciana Orientale.

I casi di polmonite sono fin qui 500, 45 quelli di legionella, una morta accertata per legionella, mentre le quattro autopsie disposte su pazienti deceduti nelle scorse settimane sono risultate negative al batterio. La curva dell’emergenza è in ribasso, anche se ancora ad oggi non è chiara la natura dell’epidemia. Restano nel mirino le torri di raffreddamento di alcune aziende bresciane, ma al momento le presunte responsabilità non sono state accertate.

Al 27 settembre non risultano nuovi casi di positività alla legionella. Nel dettaglio, il numero di nuovi accessi al Pronto soccorso sono 13 (di cui 1 di ATS Valpadana), 5 ricoveri (di cui 1 di ATS Valpadana) e 106 degenti.

Fonte: giornaledibrescia.it (qui) e (qui).

Approfondimenti, Salute

Tumori. In Italia 373.000 nuovi casi nel 2018. Al Nord (Emilia Romagna e Toscana al top) si sopravvive di più, Sud in coda

Presentata al Ministero della Salute l’ottava edizione del volume sui numeri del cancro, frutto della collaborazione tra gli oncologi, gli epidemiologi dell’Airtum, Fondazione Aiom e Passi (qui). La neoplasia della mammella è la più frequente (52.800), in calo colon-retto e stomaco. Boom di fumatrici tra le 25-34enni nel Meridione. Stefania Gori, presidente Aiom: “Il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi. Scarsa adesione agli screening e stili di vita scorretti causano le differenze regionali”

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Il tumore più frequente in Italia è diventato quello della mammella: nel 2018 sono stimati 52.800 nuovi casi (erano 51.000 nel 2017). Seguono il cancro del colon-retto (51.300, erano 53.000 nel 2017), che lo scorso anno era il più diagnosticato e del polmone (41.500, erano 41.800 nel 2017).

Complessivamente, quest’anno nel nostro Paese sono stimati 373.300 nuovi casi di tumore (194.800 uomini e 178.500 donne), con un aumento, in termini assoluti, di 4.300 diagnosi rispetto al 2017. E quasi 3 milioni e quattrocentomila cittadini vivono dopo la scoperta della malattia (3.368.569, erano 2 milioni e 244 mila nel 2006), il 6% dell’intera popolazione: un dato in costante aumento. Ma le percentuali sulla sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi fotografano un Paese spaccato in due: al Nord si registrano i tassi migliori, in particolare nelle prime tre posizioni si collocano Emilia-Romagna, Toscana (56% uomini e 65% donne in entrambe le Regioni) e Veneto (55% e 64%).

In coda invece il Sud, con Sicilia (52% uomini e 60% donne), Sardegna (49% e 60%) e Campania (50% e 59%). Differenze che possono essere spiegate soprattutto con la scarsa adesione in queste aree ai programmi di screening che consentono di individuare la malattia in stadio iniziale, quando le possibilità di guarigione sono più alte, e con la preoccupante diffusione in queste Regioni di fattori di rischio come fumo, sedentarietà ed eccesso di peso.

È questo il censimento ufficiale, giunto all’ottava edizione, che descrive l’universo cancro in tempo reale grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), dell’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum), di Fondazione Aipom e di Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) raccolto nel volume “I numeri del cancro in Italia 2018”, presentato oggi all’Auditorium del Ministero della Salute in un convegno nazionale (disponibile nella versione per operatori e in quella per pazienti e cittadini).

“Nel nostro Paese ogni giorno circa 1.000 persone ricevono una nuova diagnosi – afferma Stefania Gori, Presidente nazionale Aiom e Direttore dipartimento oncologico, Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar -. Negli uomini, continua il calo dei tumori del polmone e della prostata e nelle donne dell’utero e dell’ovaio. Nella popolazione generale, diminuiscono le neoplasie dello stomaco e del colon-retto. Crescono però quelle del pancreas, della tiroide e il melanoma, e, nelle donne, i tumori della mammella e del polmone, quest’ultimo per la sempre maggiore diffusione dell’abitudine al fumo nella popolazione femminile. L’ampliamento della popolazione target dello screening mammografico in alcune Regioni (tra cui Emilia-Romagna e Piemonte) spiega l’aumento significativo dell’incidenza del carcinoma della mammella nelle 45-49enni, dove peraltro la mortalità si abbassa dell’1%”.

“I tumori non solo sono curabili ma anche guaribili, grazie a terapie sempre più efficaci e alle campagne di prevenzione – continua la Presidente Gori -. Infatti, il 27% dei pazienti vivi dopo la diagnosi torna ad avere (dopo un periodo di tempo diverso in base al tipo di tumore, al sesso, all’età di insorgenza) la stessa aspettativa di vita della popolazione generale: nel 2010 erano 704.648, nel 2018 sono 909.514, con un incremento del 29%”.

“I pazienti oncologici sono i finali beneficiari del miglioramento sostanziale che le informazioni contenute in questo volume potranno generare, qualora adeguatamente utilizzate, in ambito di prevenzione, diagnosi e terapia dei tumori – spiega il Sottosegretario alla Salute, Armando Bartolazzi, nella Prefazione del libro -. Il fine ultimo di questo sforzo intellettuale è infatti quello di migliorare sempre più la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti oncologici. Allo stesso tempo le dettagliate informazioni riportate nel testo, gli indici epidemiologici relativi all’incidenza, alla prevalenza, alla percentuale di guarigione, ai confronti geografici nazionali, al monitoraggio delle campagne di screening e molti altri ancora, consentono di verificare l’adeguatezza e l’efficacia delle prestazioni erogate dal nostro Servizio Sanitario Nazionale in ambito oncologico, dalla prevenzione alla diagnosi precoce, alla cura. L’analisi conoscitiva dei dati epidemiologici riguardanti le neoplasie in Italia permette di pianificare su criteri oggettivi gli interventi di programmazione sanitaria da effettuare in ciascuna Regione”.

I tumori colpiscono meno nel Meridione, infatti il tasso d’incidenza è più basso del 13% tra gli uomini e del 16% tra le donne al Sud rispetto al Nord. Le tre Regioni con il più alto numero di diagnosi stimate nel 2018 sono Lombardia (64.200), Lazio (33.850) e Veneto (31.850). “Le stime dei casi attesi sono importanti anche a livello regionale, perché i servizi diagnostici e terapeutici devono essere programmati su questi ordini di grandezza – afferma Lucia Mangone, presidente Airtum -. Oggi in Italia il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi. Il nostro Paese, se valutato nel complesso, presenta un quadro di sopravvivenza pari o superiore alla media europea, ma, scendendo nel dettaglio regionale, la residenza diventa un determinante prognostico importante che indica una disomogeneità nell’accesso a programmi di diagnosi precoce e a cure di alta qualità, con una discriminazione dei cittadini del Meridione purtroppo ancora presente, sebbene la tendenza sia in miglioramento rispetto al passato”.

Inoltre nel Sud, dove gli screening oncologici sono ancora poco diffusi, non si registra la riduzione della mortalità e dell’incidenza dei tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina, osservata invece nelle altre Regioni in cui l’adesione a questi programmi è più alta. Nel 2015 (ultimo anno disponibile) nel nostro Paese sono stati 178.232 i decessi attribuibili al cancro. La prima causa di morte oncologica è costituita dal carcinoma del polmone (33.836 decessi nel 2015), seguito dal colon-retto (18.935), mammella (12.381), pancreas (11.463) e fegato (9.675).

Sull’esempio della scorsa edizione, il volume contiene approfondimenti sugli stili di vita, a sottolineare quanto le misure di prevenzione possano incidere sui numeri della malattia. Il fumo di sigaretta rappresenta il principale fattore di rischio. In Italia sono attribuibili a questa pericolosa abitudine ogni anno circa 93mila morti (il 14% di tutte le persone decedute) e le sigarette costituiscono la prima causa di perdita di anni di vita in buona salute. Il fumo di tabacco è fortemente associato ai tumori del polmone, del cavo orale e gola, esofago, pancreas, colon, vescica, prostata, rene, seno, ovaie e ad alcuni tipi di leucemie. Il 26% degli italiani fuma e le generazioni di giovani adulti sono le più esposte a questa pericolosa abitudine. Fra gli uomini, la quota maggiore di fumatori si registra fra i più giovani, con meno di 35 anni, più elevata fra i 25-34enni rispetto ai giovanissimi (18-24 anni). È proprio la diminuzione dei tabagisti in queste classi di età a determinare il calo complessivo dei fumatori in Italia.

“Preoccupa però la situazione nel Meridione che vede un significativo aumento delle fumatrici fra le 25-34enni e una sostanziale stazionarietà di questa abitudine nelle nuove generazioni delle 18-24enni – sottolinea Maria Masocco, Responsabile Coordinamento Nazionale Passi -. In generale, nelle giovani donne che vivono nelle Regioni del Sud si registra, negli ultimi anni, un preoccupante incremento di fumatrici tale da annullare il vantaggio storico, per bassa prevalenza di questa abitudine, rispetto alle donne delle Regioni del Centro-Nord. A questo quadro si aggiungono in queste aree le alte percentuali di altri fattori di rischio (sedentarietà ed eccesso di peso) e una bassa copertura degli screening oncologici per la diagnosi precoce dei tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina. Per questo è fondamentale investire in campagne di prevenzione”.

Fra gli altri fattori di rischio, il 17% degli italiani consuma alcol in quantità o modalità di assunzione a maggior rischio per la salute, il 32,5% è sedentario e il 42,2% risulta in eccesso ponderale (il 31,7% è in sovrappeso e il 10,5% obeso). Al Centro-Sud la quota dei sedentari è significativamente più elevata e raggiuge il 50% in diverse Regioni (toccando il 71% in Basilicata). Inoltre la Campania continua a detenere il primato per la percentuale più alta di persone in eccesso ponderale (51%), seguita da Sicilia (48,1%), Molise (47,8%) e Puglia (45,5%) con valori non molto distanti.

“L’indagine sugli stili di vita è stata estesa anche alle persone che hanno ricevuto una diagnosi di tumore – conclude Fabrizio Nicolis, presidente Fondazione Aiom -. Questi cittadini presentano alte percentuali di fattori di rischio legate ad abitudini non salutari, mai abbandonate, talvolta più elevate rispetto alle persone ‘sane’. Il 20% è fumatore abituale, l’11% fa un consumo di alcol rischioso per la salute ed è relativamente bassa la quota (14%) di coloro che consumano più di 5 porzioni di frutta e verdura. Inoltre il 38% è sedentario e il 15% è obeso, tassi maggiori rispetto alla popolazione libera da tumore. Fra i pazienti oncologici sono più frequenti le azioni di contrasto ai fattori aggravanti, anche se resta ancora troppo bassa la quota di persone che tentano di smettere di fumare (42%) o che seguono una dieta per perdere peso (30%). Per questo vanno promosse campagne di prevenzione per far comprendere a questi pazienti l’importanza degli stili di vita sani anche per impedire lo sviluppo di eventuali recidive”.

Fonte: quotidianosanita.it (qui)

Inchieste, Salute

Salute Spa. La privatizzazione della sanità.

Dieci milioni di italiani non si fanno curare perché costa troppo, mentre entro 5 anni 14 milioni di cittadini rimarranno senza medico di famiglia. Chi sono i nuovi padroni della salute? Perché la sanità pubblica garantisce coperture sempre inferiori, spingendo i cittadini che hanno bisogno di curarsi nelle mani del privato? Chi spinge verso un modello sanitario nel quale i nuovi mercanti della salute stabiliscono chi può curarsi e chi deve arrangiarsi? La salute è il business del futuro, a dirlo è un documento UE. Tutto quello che non avremmo voluto sapere, lo ha messo nero su bianco Francesco Carrara, autore insieme a Massimo Quezel di “Salute SpA – La sanità svenduta alle assicurazioni”.

Fonte: Facebook

Emergenza, Montichiari, Salute

Legionella, l’atmosfera come veicolo. La tesi di Togni.

In merito all’emergenza polmonite ed alla diffusione della legionella, il consigliere comunale di Montichiari, Marco Togni (che svolge attiività consulenziale nell’ambito della sicurezza nei luoghi di lavoro) ha avanzato delle ipotesi sulle cause che hanno sviluppato un fenomeno emergenziale così unico ed eccezionale nel territorio della bassa bresciana orientale. E arrivano conferme (qui)

Mi scuso ma sarò per forza lungo.

È da 21 anni che faccio il consulente in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e per la tutela dell’ambiente.

Di aziende ne avrò visitate almeno un migliaio, di svariati settori merceologici e dimensioni, a partire dal panificio, passando dalla comune officina meccanica, lavorazione gomma, plastica, cave di marmo e graniti, fino ad arrivare a grossi impianti galvanici, metallurgici ecc…

Ogni valutazione dei rischi parte sempre dal ciclo produttivo analizzandone le singole fasi. I rischi da individuare e valutare sono di tantissimi tipi da quello elettrico a quello meccanico, da quello chimico a quello biologico.

Fatta questa breve premessa, doverosa, dopo una settimana esatta da quando la questione polmoniti e legionella si è conclamata, e dopo aver letto di tutto sui giornali, e sui social, dopo aver sentito ai TG ogni tesi, voglio esprime UN MIO PERSONALE PARERE (senza pretendere di avere la verità in tasca).

A tal proposito specifico che le considerazioni che esprimo qui sotto, le ho condivise anche con ATS quando in settimana ho contattato la direzione generale a Brescia.

I dati di fatto al momento sono i seguenti:

1°) L’acqua quale vettore di trasmissione e diffusione è stata scartata. Le analisi effettuate non hanno rilevato cariche batteriche negli acquedotti e nei pozzi dei comuni interessati. Tale ipotesi infatti lasciava molto a desiderare fin dall’inizio perché i comuni interessati sono molti, alcuni hanno l’acquedotto ed altri no, inoltre le falde che attraversano i comuni sono tantissime e diverse tra loro. Bene ha fatto ATS comunque a verificare anche questo aspetto, non bisogna scartare nulla.

2°) Gli ospedali hanno attestato che si tratta di una polmonite batterica. Non è dovuta quindi ad alcun virus e non è altresì trasmissibile. A scanso di equivoci aggiungo anche che non è dovuta a sostanze o elementi chimici. Non ci si può essere ammalati per via di qualche acido strano o chissà cosa rilasciato nelle falde.

3°) I batteri che generano la polmonite possono essere trasportati solo dall’aria nell’atmosfera. Non è dovuta quindi al fiume Chiese. E’ vero che il Chiese è uno degli elementi di congiunzione ad alcuni comuni ma rimane assodato che tanti altri comuni non sono attraversati dalle sue acque, nemmeno tramite canali secondari. Anche nel Chiese sono stati fatti prelievi ed analisi delle acque che non hanno dato riscontri.

4°) I casi accertati e le analisi condotte hanno determinato l’identificazione del batterio della legionella.

5°) Fin dai primi accessi e dai primi ricoveri presso gli ospedali, questi ultimi hanno condotto un’indagine epidemiologica intervistando i malati per capire se avessero frequentato dei luoghi comuni, ad esempio sale cinematografiche, centri commerciali. Anche in questo caso il risultato è stato negativo, le persone non hanno frequentato gli stessi luoghi. Gli impianti di climatizzazione quindi non c’entrano nulla.

Fatte queste premesse iniziali che determinano alcuni elementi e ne scagionano altri, parto dalle dichiarazioni dell’assessore regionale Gallera quando afferma che, tenuto conto del tempo di incubazione, l’epidemia deve aver avuto origine dal giorno 20 agosto in poi.

Il giorno 21 con mia figlia mi sono recato in una passeggiata lungo il fiume Chiese che era pieno, questo a testimoniare che la fonte non può essere dovuta ad acqua ristagnante in pozze.

Gallera aggiunge anche le indagini si sono concentrate sugli impianti industriali e sulle torri di raffreddamento.

Io non propongo una soluzione, non ho tutti gli elementi necessari e le analisi dopo i prelievi sono ancora in corso.

Voglio limitarmi a circoscrivere alcuni fattori e condividerli con voi e per questo sono partito da alcuni dati che chiunque di noi può avere a disposizione:

1) L’area dei comuni interessati dall’epidemia

2) I dati della centralina meteo posta nell’Ate 43 a Vighizzolo e convalidata da ARPA

3) Il sito Qcumber (creato dall’Ing. Magro) a disposizione di numerosi comuni della zona in quando hanno aderito a questo a progetto.

Questo post l’ho cominciato a scrivere un paio di giorni fa ma solo oggi sono riuscito ad avere qualche ora per fare una sovrapposizione di dati e creare le slide qui sotto.

Sono partito appunto dal giorno 20 agosto che in tanti casi coincide con la riapertura delle aziende dopo che gli impianti sono stati fermi per le ferie estive e per le manutenzioni.

L’Istituto Superiore della Sanità infatti determina un periodo di incubazione da 2 a 10 giorni e mediamente pari a 5-6 giorni. Questa epidemia è salita alla ribalta delle cronache da venerdì 31 agosto.

Ho preferito scegliere come baricentro Montichiari e dal portale Qcumber (https://www.q-cumber.org/) tracciare attorno a questo un cerchio contenente i comuni interessati dalle polmoniti.

Ho attivato alcuni “stressor” ed in particolare le attività “RIR” (attività a rischio rilevante) che sono rappresentate dai pallini rossi.

Ho attinto i dati meteo quali: direzione e velocità del vento e piogge dalla centralina meteo dell’Ate 43 (http://www.ate43-meteo.it).

Infine ho sovrapposto le rose di venti di ogni singola giornata sulla cartina di Qcumber.

Per leggere i grafici specifico che gli spicchi della rosa dei venti indicano la direzione principale da cui il vento proviene (e non invece verso il quale soffia).

Più lunghi sono gli spicchi vuol dire che il vento ha soffiato per più tempo da quella direzione. Infine il colore indica l’intensità del vento: il color blu indica venti meno intensi, passando poi per il verde, il giallo, l’arancio e per finire con il rosso per quelli con velocità superiore a 43 km/h.

Dai grafici è chiaro quindi che il vento è arrivato principalmente da nord-est in direzione sud-ovest detto in parole più semplici indicativamente da Desenzano verso Isorella.

Solo il giorno 24 agosto c’è stata un netta inversione da Isorella verso Desenzano ed il giorno successivo infatti è arrivato un forte temporale che ha abbassato le temperature.

Come più giornali riportano, le analisi da parte di ATS si sono ora concentrate solo nella bassa, in particolare nella zona di Calvisano e limitrofi escludendo le attività poste nei comuni a nord di Montichiari.

Se così fosse, dai dati che ho riportato (che non mi sono inventato), a mio giudizio è limitativo concentrarsi sulla bassa ma andrebbero analizzate anche attività produttive poste a nord quali quelle nella zona Lonato-Desenzano.

Se la causa fossero le torri di raffreddamento il tutto avrebbe anche un senso. Dopo il fermo degli impianti con acqua ristagnante e la temperatura dell’aria alta mediamente attorno ai 34 gradi, possono essersi formate le condizioni ideali per la proliferazione dei batteri. Una volta riavviati gli impianti questi hanno lanciato in aria i batteri che portati dai venti sono ricaduti sui territori di Montichiari, Calvisano ecc…

Una nota dolente da parte mia è che ritengo difficile si possa oggi risalire alla fonte. Se la causa fossero le attività produttive e le torri di raffreddamento, da li a pochi giorni con il riavvio a pieno regime delle stesse dubito vi sia rimasta qualche traccia. Si parla di un lasso di tempo di circa 15 giorni a quando sono state compiute le prime analisi presso le aziende e nel frattempo i batteri sono stati distrutti dal calore egli impianti.

Nonostante gli immani sforzi in termine di personale, di campionamenti, di analisi, nonché economico da parte di ATS, temo sarà difficile risalire alla fonte scatenante.

In questi giorni, ho contattato e mi sono recato più volte in Ospedale a Montichiari parlando direttamente con la dirigenza e vi posso assicurare che hanno dovuto sobbarcarsi un lavoro enorme non solo dal punto di vista medico ma anche da quello prettamente logistico per far fronte a questa emergenza.

A loro va il mio plauso.

Infine un appello alla Regione Lombardia ed alla Provincia di Brescia perchè intevengano in sede di Autorizzazioni integrate ambientali affinchè impongano attività di manutenzione adeguate.

Lancio invece un appello affinché Regione Lombardia e Provincia di Brescia rivedano le autorizzazioni AIA delle aziende con torri di raffreddamento inserendo obbligatoriamente un piano di manutenzione e monitoraggio della legionella anche nel rispetto delle BAT – Best Available Techniques (migliori tecnologie disponibili) di ogni settore produttivo.

Proprio su questo tema infatti una corposa ricerca dell’ARPA del Molise ha posto attenzione per prevenire la legionella negli impianti industriali con particolare riferimento alle acciaierie.

Fonte: Da Facebook di Sabato 15 settembre 2018.

https://www.facebook.com/plugins/post.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fmarco.togni.74%2Fposts%2F1873899769314206&width=500

Emergenza, Salute, Territorio bresciano

Brescia, polmoniti: «La legionella trasmessa dall’aria». I sospetti su tre aziende lombarde.

È stata l’aria, non l’acqua del fiume Chiese né tantomeno degli acquedotti, a veicolare il batterio della legionella che ha contagiato 405 persone tra Bassa Bresciana orientale e Alto Mantovano. La svolta è arrivata lunedì 17 settembre, quando i laboratori dell’Agenzia per la tutela della Salute di Brescia (Ats) hanno ufficializzato la presenza del batterio in nove dei dieci campioni prelevati dalle torri di raffreddamento di tre grandi impianti industriali della zona: una cartiera a Montichiari, un’acciaieria a Calvisano e un’azienda meccanica di Carpenedolo.

«Il batterio può aver proliferato nel serbatoio d’acqua di una di queste aziende chiuse per ferie in agosto, aiutato dalle elevate temperature estive» ha spiegato il direttore generale di Ats, Carmelo Scarcella. Con la ripresa delle attività potrebbe essersi propagato per chilometri, trasportato dal vento e dai temporali. Altre torri di raffreddamento potrebbero aver creato un effetto eco, «rilanciando» l’aerosol contagioso. I sindaci dei paesi coinvolti ieri sera hanno già firmato ordinanze che obbligano le aziende a sanificare gli impianti, mentre le analisi dell’autorità sanitaria si estenderanno anche ai comuni limitrofi. E proprio sulla scorta del caso Brescia l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, promette entro l’anno «una legge per censire tutte le torri di raffreddamento e imporre una sanificazione ciclica».

La legionella è stata trovata anche nel fiume Chiese (in 7 dei 18 campioni) inizialmente considerato vettore di contagio. Ma Scarcella ricorda che in questo territorio «non si pratica irrigazione a pioggia» che crea nebulizzazioni pericolose da respirare. Prosciolti definitivamente anche acquedotti e pozzi.

Con le potenziali fonti di contagio ancora attive, lunedì 17 settembre ci sono stati altri 23 casi di polmonite (405 da quando è iniziata l’emergenza, 3 i decessi). I pazienti positivi alla legionella sono 42: questo non significa che il batterio sia responsabile solo del 10 per cento delle infezioni. I vertici dell’assessorato al Welfare sono certi che i casi cresceranno col passare dei giorni: oltre al test sulle urine (negativo) laddove possibile verranno praticati esami più invasivi (quali la broncoscopia). L’Istituto Superiore di Sanità vuole infatti identificare il sierotipo esatto di legionella, per tracciare i contorni di un’epidemia «unica al mondo per dimensioni». I precedenti simili, come quello del 2014 a Lisbona — dove tutto partì da una torre di raffreddamento — coinvolse una sola località (Vila Franca de Xira) e non 27 comuni. Ma almeno l’origine del contagio, che resta sconosciuta in 6 casi su 10, a Brescia è stata identificata.

Fonte: corriere.it Articolo di P. Gorlani e M. Trebeschi (qui)

Emergenza, Politica, Salute, Territorio bresciano

Polmoniti, Gallera: “Immediate ordinanze per la sanificazione delle torri di raffreddamento”.

Prende posizione l’Assessore alla Sanità Regione Lombardia, Giulio Gallera, in merito ai risultati dei compionamento effettuati dall’ATS di Brescia.

“I risultati dei campionamenti effettuati da ATS Brescia ci permettono di stabilire definitivamente che la causa non si trova nell’acqua degli acquedotti. Tranquillizzo tutti cittadini sul fatto che possono continuare a bere e utilizzare in tutta tranquillità l’acqua della rete idrica”.

Lo ha detto l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera che nel pomeriggio ha incontrato i giornalisti, a Brescia, per fare il punto a seguito dei primi risultati dei campionamenti effettuati da ATS Brescia sui territori della bassa bresciana orientale e nell’alto mantovano, maggiormente interessati dai casi di polmonite.

LEGIONELLA IN TORRI DI RAFFREDDAMENTO “Ad oggi – ha spiegato Gallera – l’analisi dei dati ci permette di concentrare tutti gli sforzi messi in campo da ATS nelle torri di raffreddamento delle aziende. I risultati dei campionamenti effettuati in queste ultime, presso i comuni maggiormente colpiti, sono positivi alla legionella. Dei 10 campioni ad oggi analizzati sulle torri di raffreddamento di 3 aziende nei Comuni di Montichiari, Carpenedolo e Calvisano, 9 sono risultati positivi alla legionella”.

ORDINANZE DI SANIFICAZIONE “A seguito delle prime risultanze – ha aggiunto – ATS Brescia ha convocato i Sindaci dei tre comuni per fornire le prime opportune informazioni; al contempo è stata loro trasmessa nota formale con richiesta di emissione di ordinanza contingibile e urgente perché dispongano la sanificazione di alcune aziende del loro territorio. Verrà inoltre valutato se le stesse abbiano effettuato valutazioni di rischio biologico e autocontrolli”.

PROVVEDIMENTO REGIONALE “Estenderemo il lavoro di campionamento – ha sottolineato l’assessore – ad un’area più ampia e coinvolgeremo i sindaci del territorio interessato affinché tutte le aziende provvedano a sanificare le proprie torri di raffreddamento. Entro fine anno approveremmo in giunta regionale un provvedimento che prevederà il censimento di tutte le torri di raffreddamento in Lombardia, norme puntuali per la loro periodica sanificazione e controlli e sanzioni da parte di ATS in caso di mancata ottemperanza”.

FIUME CHIESE “Anche nel fiume Chiese – ha concluso Gallera- sono state riscontrate delle positività, ma il numero ridotto ci fa ritenere che non sia l’acqua del fiume la causa dei casi di polmonite riscontrate nelle ultime due settimane. Si ipotizza che la legionella fosse presente in pozze stagnati, ma riteniamo che non ci siano le condizioni perché da lì si sia diffusa nell’ambiente, ricordiamo che la legionella si diffonde solo attraverso acqua nebulizzata”.

DATI Le rendicontazioni quotidiane fornite dalle strutture ospedaliere pubbliche e private dei due territori interessati mostrano 405 pazienti con diagnosi accertata di polmonite. Dei 405 casi 269 sono maschi, pari al 66,4% del totale, l’età media è di 64,6 anni (68,9 per le donne e 62,4 per i maschi). 42 sono le persone con positività alla legionella, di cui 31 maschi. L’età media delle persone è di 61,3 anni (67,4 le donne e 59,1 gli uomini).

I dati di accesso al Pronto Soccorso degli ospedali in data odierna è di 23 di cui 13 sono stati ricoverati. Al momento il numero dei degenti è di 200 persone.

CAMPIONAMENTI L’attività di campionamento delle acque, potabili e non, svolta dai Tecnici della Prevenzione di ATS Brescia è la seguente: 354 campioni di cui 202 in abitazioni, 77 da torri di raffreddamento/evaporazione, 62 su reti idriche, 13 dal fiume Chiese e sue derivazioni

Fonte: Facebook.

Emergenza, Montichiari, Salute, Territorio bresciano

Legionella. Le torri di raffreddamento delle industrie il veicolo di trasmissione.

Trovate positive alla legionella 9 torri su 14 analizzate nelle industrie della Bassa da ATS Brescia.

Svelato il veicolo di trasmissione dell’epidemia di polmoniti batteriche che sta creando ansia in tutta la Bassa: dalle analisi effettute da ATS Brescia sono risultate positive alla legionella 9 delle 14 torri di raffreddamento presenti nelle industrie che costellano il territorio.

Esclusi dunque gli acquedotti e gli altri impianti di distribuzione acque che non presentano nessuna criticità.

Tra i nove impianti di raffreddamento, trovata positiva anche una delle due torri della Cartiera del Chiese a Montichiari.

Off limits le acque del fiume Chiese sulle quali vige da sempre il divieto di balneazione ma che ora vengono attentamente monitorate.

Legionella, i numeri

Erano da settimane che il bresciano era assediato dalla polmonite e dalla legionella.  Finalmente è arrivata una risposta.

Gli accessi ai Pronto Soccorso di strutture pubbliche e private dei territorio di ATS Brescia e ATS Valpadana nella giornata di domenica 16 settembre, sono stati 33 (24 ATS Brescia e 9 ATS Valpadana). A fronte di tali 33 accessi vi sono stati complessivamente 21 ricoveri (tra cui un trentenne di Calcinato), mentre  40 sono le persone ad oggi positive alla legionella. Complessivamente risultano 191 i ricoverati. E i Comuni sono saliti a 9, con gli ultimi arrivati Calcinato e Bedizzole.

La paura

Con l’inzio delle scuole molti genitori si erano allarmati e alcune scuole avevano anche introdotto l’abitudine di utilizzare solo l’acqua in bottiglia.

In realtà la legionellosi si contrae attraverso il batterio della legionella, che però si trova in acqua: per ammalarsi bisogna inalare gocce microscopiche nebulizzate nell’aria (e in ogni caso, statisticamente, si ammala davvero comunque solo il 5% di chi le ha respirate, secondo i dati dell’Istituto superiore di Sanità).

Fonte: bresciasettegiorni.it (qui) e teletutto.it (qui)

Emergenza, Salute, Territorio bresciano

Polmonite, gravi ma stazionarie le condizioni dei malati. In Brianza i primi due casi di legionella.

Resta alta l’attesa dei responsi delle analisi. Di quelle fatte sui campioni di acqua e terra prelevata dal personale dell’Azienda tutela della salute lungo il fiume Chiese, nelle torri di raffreddamento di quattro aziende della zona, ma anche dai pozzi, dalle fontane pubbliche e dagli appartamenti di chi ha contratto il batterio della legionella.

E attesa c’è anche per gli esiti dell’autopsia fatta nella giornata di giovedì all’ospedale Civile sul corpo del 68enne di Roè Volciano morto all’ospedale di Gavardo nei giorni scorsi proprio per polmonite. I tempi delle risposte si dilatano. A breve non dovrebbero essere disponibili nemmeno quelle circa le verifiche fatte sulle cause della polmonite che il 4 settembre ha stroncato l’84enne di Carpenedolo, forse la prima vittima della legionella.

Dagli ospedali dove sono ricoverate le persone che al momento, a causa della legionella, versano nelle condizioni di salute più preoccupanti ieri non sono arrivate notizie negative. Sono in tutto cinque le persone in terapia intensiva. È sempre grave, ma stazionario, il quadro clinico del 29enne di Roè Volciano immuno depresso ricoverato al San Gerardo di Monza. Stesse condizioni anche per un altro paziente del nosocomio brianzolo, il 43enne di Remedello con problemi cardiaci già ricoverato in precedenza negli ospedali di Castiglione delle Stiviere, di Mantova. Stazionarie anche le condizioni di un’altra remedellese; una 67enne ricoverata a Mantova. Anche per lei nessuna novità di particolare rilievo dopo i segnali di miglioramento evidenziati nella giornata di giovedì.

Intanto la legionella arriva in Brianza, sono anziani ed uno è in riabilitazione. Il servizio dell’Ansa del 16 settembre.

Fonte: giornaledibrescia.it (qui) e Ansa.it (qui)

Politica, Polmonite, Salute, Territorio bresciano

Polmoniti, Gallera: “Curva epidemica in lieve calo, stiamo facendo il possibile per fare chiarezza”.

“Insieme alle ATS coinvolte, stiamo facendo tutto il possibile per fare chiarezza. Dai risultati delle indagini fin qui eseguite mi sento di tranquillizzare tutti, i cittadini in primis, sul fatto che la curva epidemica appare in calo, il numero crescente di casi che stiamo fornendo rappresenta una fotografia dell’ultima settimana, frutto di indagini sempre più dettagliate”. Lo ha detto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, riferendo in Consiglio Regionale in merito ai casi di polmoniti registrati a Brescia e nell’alto mantovano.

L’assessore ha quindi ricostruito quanto successo negli ultimi giorni ricordando che, nel tardo pomeriggio di giovedì 6 settembre, il Dipartimento di Igiene e prevenzione sanitaria dell’ATS Brescia è stato allertato per un accesso in numero superiore a quello atteso in analogo periodo (a partire dal 2 settembre) al Pronto Soccorso di Montichiari di persone che presentavano un quadro di polmonite. È stata quindi immediatamente avviata un’indagine per identificare l’agente coinvolto e l’eventuale origine.

ESCLUSO SUBITO UN VIRUS – “Da subito – ha spiegato – Gallera – stante i quadri clinici e di laboratorio, è stato escluso che si trattasse di un virus. Sono stati ricercati i possibili batteri interessati: legionella, pneumococco, coxiella, in quanto possibili agenti di polmoniti ‘di comunità’.

I DATI, AGGIORNAMENTO ALLE 20 DEL 10/9/2018 – Di seguito i dati disponibili alle 20 di ieri, lunedì 10 settembre. A partire dal 2 settembre sono stati registrati: 235 accessi in PS, il maggior numero nelle giornate di giovedì 6 e venerdì 7; 196 persone attualmente ricoverate; 12 persone hanno rifiutato ricovero o sono già dimesse; 2 decessi (1 con diagnosi accertata di legionellosi); 12 casi di legionella confermata (compreso il decesso). I casi clinicamente impegnati e ricoverati in reparti di terapia intensiva sono 9.

I COMUNI MAGGIORMENTE INTERESSATI – I comuni maggiormente interessati (almeno con 5 casi) sono: Carpenedolo, Montichiari, Asola, Remedello, Calvisano, Acquafredda, Desenzano, Isorella, Visano.

LA LEGIONELLA – Le conferme per legionellosi dei 12 casi, che si sono concentrate il 10/9 (fino a lunedì mattina i casi confermati erano 2), orientano ulteriormente l’indagine epidemiologica verso un cluster di legionellosi.

LA RICERCA CLINICA – “Prosegue pertanto la ricerca clinica sui singoli casi – ha continuato Gallera – per avere certezza dell’agente eziologico delle polmoniti nei ricoverati con l’attività delle ASST e le strutture di ricovero dei territori più coinvolti di ATS Brescia e ATS Valpadana (alto mantovano); e le azioni di emersione dei soggetti con quadri clinici di polmonite sia attraverso l’allerta ai PS che con la sensibilizzazione dei Medici di Medicina generale e di Continuità assistenziale”.

COLPITI PREVALENTEMENTI GLI UOMINI – I soggetti interessati sono prevalentemente maschi (circa 70%), anziani o con patologie che comportano immunodepressione , e/o fattori di rischio quali il fumo. Si stanno raccogliendo anche eventuali caratteristiche comuni come la frequentazione di ambienti, sia lavorativi che di svago o di attività commerciale; la partecipazione ad eventi, che siano suggestivi di un momento temporalmente definito (dopo il 20 agosto stante i periodi incubazione della legionella) in cui sia avvenuta una esposizione capace di provocare la malattia in un momento di tempo limitato. Ad oggi non sono emersi evidenze significative in tal senso.

LE VERIFICHE SULLA RETE DI DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA – “Sono in corso specifiche azioni volte a identificare la fonte e le modalità di trasmissione del batterio. Per quanto riguarda la rete di distribuzione dell’acqua potabile – ha aggiunto Gallera – sono stati convocati da subito i gestori degli impianti di distribuzione dell’acqua potabile per verificare eventuali interconnessioni delle reti tra i comuni: tale evenienza è stata esclusa. Sono comunque stati effettuati campionamenti alla rete idrica (più di 50 punti campionati) e presso le abitazione dei soggetti con diagnosi di legionellosi. Sono programmati campionamenti nelle torri di raffreddamento di insediamenti industriali della zona”.

INDAGINI SUL TERRITORIO – Tutti i comuni interessati si trovano nei pressi del percorso del fiume Chiese: un’evidenza, unita al periodo di ‘secca’ dell’estate, ed alla presenza di derivazioni per irrigazione dei campi, che viene tenuta in considerazione, anche se non trova particolari riscontri in letteratura scientifica, per non escludere anche eventi insoliti. Con il supporto di ARPA si stanno incrociando i dati delle precipitazioni temporalesche e dei venti, con quelle della curva di incidenza dei casi, in attesa degli esiti dei campionamenti delle torri e delle irrigazioni.

NO RESTRIZIONE USO ALIMENTARE ACQUA – I sindaci, subito convocati dall’ATS di Brescia, sono stati supportati nel fornire comunicazioni alla popolazione, sottolineando che non vi sono motivi di restrizione dell’uso alimentare dell’acqua.

COORDINAMENTO INDAGINI – Le ATS e le ASST interessate si sono da subito coordinate per efficientare gli interventi per individuare la causa, in stretto raccordo con l’UO Prevenzione della DG Welfare che ha anche garantito il continuo raccordo con Ministero della Salute e l’Istituto superiore di Sanità.

Fonte: Lnews – Milano Regione Lombardia 11/09/2018 (qui)

Polmonite, Salute, Territorio bresciano

Polmonite Brescia. “Il ministero della Salute e l’Iss stanno vigilando costantemente sulla situazione”

Il ministero della Salute sta monitorando con attenzione fin dai primi casi registrati, la situazione che si sta determinando nelle provincie di Brescia e Mantova dovuta all’intensificarsi di casi di polmonite di origine verosimilmente batterica e particolarmente aggressiva.

L’Istituto superiore di Sanità ha ricevuto tutto il materiale organico relativo ai pazienti ricoverati e sta eseguendo in queste ore le dovute analisi batteriologiche.

Appena i risultati delle indagini saranno completati, il ministero della Salute metterà in atto ogni azione necessaria per il superamento dell’emergenza.

Il ministero è in costante contatto con i responsabili sanitari del territorio.

Nota della Direzione generale Prevenzione

In accordo con le Linee guida per la prevenzione ed il controllo della Legionellosi, la Regione Lombardia sta procedendo alla coltura delle secrezioni bronchiali o dell’espettorato di tutti i pazienti ricoverati con diagnosi di polmonite di natura da diagnosticare. La ricerca eziologica è indirizzata anche verso altre possibili cause.

Fermo restando le inchieste epidemiologiche in corso per identificare eventuali luoghi comuni di possibile esposizione, è stata effettuata una verifica con i gestori degli acquedotti dei comuni bresciani interessati, confermando che non vi sono interconnessioni strutturate fra gli stessi che giustifichino un interessamento dei differenti comuni.

Tuttavia, sono in corso le analisi conoscitive sull’acqua potabile prelevata nei comuni con più casi e sono state fornite alla popolazione le informazioni necessarie nei confronti del rischio legionella.

La Legionellosi

È un’infezione, causata da un batterio chiamato “Legionella”, che colpisce l’apparato respiratorio e può manifestarsi con una grave forma di polmonite. Insorge bruscamente dopo un periodo di incubazione di 2-10 giorni e può essere accompagnata da sintomi quali: temperatura corporea elevata, dolori addominali, diarrea, vomito, confusione mentale, delirio.

La maggior parte degli individui sani resiste alla malattia, ma il rischio di acquisizione è correlato alla suscettibilità individuale del soggetto esposto, alla concentrazione e al tipo di Legionella, al tempo di esposizione.

La Legionella è un microrganismo molto diffuso in natura, in ambienti di acqua dolce (laghi e fiumi, sorgenti termali, ambienti umidi in genere). Da qui, la Legionella attraverso le reti di distribuzione dell’acqua potabile nelle città, dove può essere presente in bassa concentrazione, può colonizzare gli ambienti idrici artificiali come gli impianti idrici dei singoli edifici, grandi impianti di climatizzazione (torri evaporative e di raffreddamento), vasche idromassaggio, fontane, e così via. Quando tali sistemi sono scarsamente manutenuti, si possono creare condizioni di proliferazione del batterio, che può raggiungere anche concentrazioni molto elevate.

La malattia si può acquisire respirando l’aerosol formato da acqua contaminata. La produzione di aerosol può avvenire attraverso l’uso di rubinetti o docce, i cui circuiti siano colonizzati dal batterio. Le grandi epidemie sono tuttavia spesso causate dalle emissioni di aerosol, diffuso anche a lunga distanza, da torri evaporative o di raffreddamento, non adeguatamente pulite e disinfettate in cui l’acqua di raffreddamento è contaminata da Legionella.

La malattia non si contrae bevendo acqua contaminata e neppure per trasmissione da uomo a uomo.

Fonte: Comunicato n. 63 del 10 settembre 2018 Ministero della Sanità (qui)